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martedì 27 marzo 2018

Stazione spaziale cinese, cadrà sull' Italia a Pasqua


Stazione spaziale cinese, i rischi in Italia. Quando e dove cadrà
Gli esperti del Cnr rispondono alle domande più gettonate sul rientro nell'atmosfera di Tiangong 1, fuori controllo dal marzo 2016

Stazione spaziale cinese, cadrà sulla Terra a Pasqua. "Possibili frammenti sull'Italia"

 La probabilità che coinvolga un uomo è praticamente nulla. Ma la caduta incontrollata della stazione spaziale cinese Tiangong 1 sta sollevando la preoccupazione generale. Anche in Italia, visto che al momento il Belpaese non può essere escluso dalle aree di possibile impatto. L'ora X scatterà intorno alle 11.25 di domenica 1 aprile, quando Tiangon rienterà nell'atmosfera terrestre, disintegrandosi. Ma solo 36 ore prima si conosceranno l'esatta traiettoria e dunque il momento preciso della collisione. Nell'attesa sono tante le domande dei non addetti ai lavori: dove è più probabile che cadano i frammenti della stazione? Quali rischi ci sono? Perché non si può prevedere il luogo della caduta con anticipo? A questi interrogativi risponde l'Istituto di scienza e tecnologie dell'informazione 'Alessandro Faedo' del Cnr, che ha redatto un documento con tutto quello che c'è da sapere.


Quanto è grande la stazione cinese? 
Tiangong-1, lunga complessivamente 10,5 metri, è composta da due moduli cilindrici montati uno sull'altro: quello di servizio, con un diametro di 2,5 m, e quello abitabile, con un diametro di 3,4 m. Su lati opposti del modulo di servizio sono anche attaccati due pannelli solari rettangolari, larghi 3 m e lunghi 7 m. Ha una massa che attualmente si aggira sui 7500-7550 kg.


Che cosa succede durante il rientro?
In un caso come quello di Tiangong-1, si parla di rientro nell'atmosfera quando l'oggetto scende a 120 km di quota. Da quel punto in avanti l'attrito dell'aria diventa sempre più significativo. Le strutture esposte come i pannelli solari e le antenne possono staccarsi tra i 110 e i 90 km di altezza. Il corpo del satellite rimane però generalmente intatto fino a 80 km di quota. Solo in seguito, a causa dell'azione combinata delle forze aerodinamiche e del riscaldamento prodotti dall'attrito dell'aria, si disintegra. Gran parte della massa si vaporizza ad alta quota, ma se il satellite è sufficientemente massiccio e contiene componenti particolari, come serbatoi di acciaio o titanio e masse metalliche in leghe speciali, la caduta al suolo di frammenti solidi a elevata velocità, 
fino a qualche centinaio di km/h, è possibile. 



Quali sono i rischi?
I rischi potenziali sono di due tipi: meccanico e chimico. Il rischio meccanico è quello derivante dall'urto di frammenti massicci a elevata velocità con veicoli in movimento, strutture vulnerabili e persone all'aperto. Quello chimico dipende dal fatto che, sulla base delle nostre stime, dovrebbero trovarsi ancora a bordo, non sappiamo se allo stato liquido o solido, circa 230 kg di tetrossido di azoto e 120 kg di monometilidrazina, sostanze molto tossiche (soprattutto la seconda). E' difficile che ne arrivi a terra anche una piccola frazione, ma una contaminazione residua di alcuni frammenti non può essere completamente esclusa a priori. 

Quale è la probabilità che colpisca una persona?
La probabilità che un uomo che risiede in un'area sorvolata dal satellite sia colpito da un frammento è dell'ordine di una su centomila miliardi. Confrontata con i rischi cui andiamo incontro nella vita di tutti i giorni, si tratta di una soglia bassissima. Per esempio, la probabilità di essere colpiti da un fulmine è 130.000 volte maggiore, mentre quella di rimanere vittima di un incidente domestico, nei paesi sviluppati, è addirittura più grande di 3 milioni di volte.



Dove può avvenire il rientro? 
In linea di principio, il rientro potrebbe avvenire in qualunque località del pianeta compresa tra i 43 gradi di latitudine sud e i 43 gradi di latitudine nord. Tuttavia, tenendo conto che i frammenti, a causa di un'eventuale esplosione ad alta quota, potrebbero allontanarsi anche di un centinaio di km rispetto alla traiettoria originaria, le zone potenzialmente a rischio per la caduta di detriti devono essere estese di un grado di latitudine, quindi l'area da tenere sotto osservazione è in realtà quella compresa tra i 44 gradi di latitudine sud e i 44 gradi di latitudine nord.

Quale zona dell'Italia è a rischio?
L'Italia è quindi divisa in due, con le località a nord del 44 parallelo (per capirci a Nord di Alassio, Massa e Riccione) sono escluse a priori da qualunque conseguenza, e quelle a sud potenzialmente a rischio. Tenendo conto della distribuzione degli oceani e delle terre emerse, e dell'inclinazione dell'orbita rispetto all'equatore, se i detriti di distribuissero su un arco di 800 km, la probabilità a priori che cadano tutti in mare è del 62%. 

Si tratta di un evento eccezionale? 
Assolutamente no. Di rientri senza controllo di stadi o satelliti con una massa superiore alle 5 tonnellate ne avvengono, in media, 1 o 2 all'anno, quindi sono relativamente frequenti. L'ultimo è avvenuto il 27 gennaio scorso, quando uno stadio russo-ucraino di circa 8500 kg, quindi con una massa superiore a quella di Tiangong-1, è rientrato sul Perù. 


Come si distribuiscono i frammenti?
I frammenti in grado di sopravvivere alle proibitive condizioni del rientro precipitano su un'area di forma approssimativamente rettangolare, lunga dagli 800 ai 2000 km, nella direzione del moto, e larga circa 70 km, perpendicolarmente alla direzione del moto. Su Tiangong-1 sono tuttavia ancora presenti circa 3 quintali e mezzo di propellente usato per le manovre. Nel caso (improbabile) che si verifichino delle esplosioni ad alta quota durante il rientro, alcuni frammenti potrebbero quindi essere proiettati lateralmente anche a un centinaio di km di distanza dalla traiettoria originaria.


Perché non è possibile prevedere il rientro con largo anticipo?
Gran parte dei satelliti che rientrano nell'atmosfera lo fanno da orbite basse quasi circolari, si muovono cioè quasi tangenzialmente rispetto agli strati atmosferici di densità crescente. Piccole variazioni di questo angolo, già vicino allo zero, possono produrre delle traiettorie ben diverse, un po' come succede quando tiriamo un sasso nell'acqua di uno stagno. Se l'angolo di incidenza è poco più che radente, il sasso si inabissa nel punto di contatto con l'acqua, ma se il sasso colpisce la superficie di striscio, puo' rimbalzare una o più volte e non è facile prevedere a priori dove potrà alla fine immergersi. Non è possibile e non ha senso calcolare "dove" e "quando" il satellite precipiterà sulla terra, anche perché tutto è' ulteriormente complicato dalla grande velocita' 
con cui questi oggetti si spostano.

Che cosa è possibile prevedere?
Il calcolo di affidabili finestre temporali di incertezza, che si restringono progressivamente, mano a mano che ci si avvicina al rientro, permette di affrontare il problema in maniera completamente diversa. Non bisogna infatti trovare dove e quando l'oggetto rientrerè, cosa fisicamente impossibile in questi casi, bensì dove non cadrà. Nelle ultime 36 ore si può infatti cominciare a escludere progressivamente delle aree del pianeta sempre più vaste, via via che ci si avvicina al rientro, sperando di eliminare alla fine più del 97% delle aree inizialmente considerate a rischio. -

Che strumentazione è richiesta? 
Servono potenti radar, telescopi sensibili nell'ottico e nell'infrarosso e, eventualmente, satelliti in grado di svolgere le osservazioni richieste. A ciò bisogna aggiungere almeno un centro di controllo per l'elaborazione dei dati raccolti. 

GIOVEDI' 29 - 03 - 2018 ORE 21.00

Ora è a 200 Chilometri di altezza dalla terra scenderà a 120 km domenica notte alle 05.00 ad 80 chilometri comincerà a disintegrarsi nell' Atmosfera Terrestre, ciò che non brucia arriverà sulla terra , ma non si sa dove , alcuni tecnici dicono da Bologna al Sud l' Italia è in Pericolo ...


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