Ecco la molecola
che nutre la memoria
Scoperta da scienziati californiani. "Incolla i ricordi rendendoli più duraturi e può curare alcune patologie". Ma non basta cambiare la dieta per diventare dei Pico della Mirandola. Servirà alla realizzazione di farmaci
di ELENA DUSI
Per un pranzo memorabile, aggiungere una buona dose di grassi. È da questi elementi infatti che il cervello trae una "colla" che fissa a lungo i ricordi. L'osservazione degli scienziati dell'università della California a Irvine, a prima vista poco congrua nel suo mescolare memorie e calorie, ha in realtà una spiegazione che affonda nella nostra storia di uomini primitivi. Pur essendo onnivori, infatti, i nostri antenati traevano molta più energia (e quindi chance di sopravvivenza) da un pasto ricco di carne piuttosto che da uno spuntino vegetale. E il cervello, nel corso dell'evoluzione, ha appreso quanto fosse vantaggioso memorizzare luoghi e circostanze di un lauto pasto, nella speranza di ripeterlo presto. La situazione oggi è capovolta, con salute e longevità legate a un consumo moderato di calorie. Ma l'evoluzione comporta tempi estremamente lunghi, e il cervello non ha ancora imparato a tararsi sulla recente era dell'opulenza. La scoperta dei ricercatori di Irvine, pubblicata sulla rivista Pnas (Proceedings of the national academy of sciences) promette comunque di essere utile sia a chi soffre di memoria corta sia a chi si lamenta per un addome pingue.
Durante la digestione dei grassi, queste molecole pesanti e complesse vengono spezzettate in elementi più piccoli. Uno di essi - battezzato "oleoiletanoamide", o per semplicità "Oea" - ha la capacità di raggiungere il cervello svolgendovi due funzioni principali. La prima è quella di informare l'organo del pensiero che bistecca e gelato hanno saziato l'organismo, è quindi ora di inibire la sensazione di appetito e di indurre quella di sazietà. La seconda, inattesa, è quella di facilitare la formazione di ricordi duraturi. Usando un immaginario microscopio, potremmo descrivere i ricordi come reti di neuroni che con le loro ramificazioni (gli assoni) stringono legami più o meno duraturi. La solidità dei loro abbracci dipende dalle sostanze chimiche che legano gli assoni. L'elemento Oea si è rivelato una "colla" particolarmente potente, in grado di rendere duraturo un ricordo altrimenti labile. La differenza fra la memoria a breve termine e quella a lungo termine potrebbe dunque essere riassunta nello scarto fra un pasto a base di verdure e un pranzo luculliano.
Ma Daniele Piomelli, che all'università della California insegna neuroscienze, è affiliato anche all'Istituto italiano tecnologico di Genova ed è uno dei leader della scoperta, spiega che non basta modificare la dieta per diventare dei Pico della Mirandola. "Le prospettive del nostro studio - spiega - riguardano più che altro la possibilità di creare nuovi farmaci per curare i disturbi della memoria". Una manciata di pillole nate per curare malattie come l'Alzheimer o dei deficit dell'intelligenza, ma usate anche da persone sane per potenziare memoria e vigilanza, sono già diffuse sul mercato, specie anglosassone. Ma si tratta di medicine con dei possibili effetti collaterali. Gli elementi Oea, invece, essendo frutto di un normale processo di digestione dei grassi, potrebbero aprire una strada più promettente. Queste sostanze, spiega Piomelli, "sono parte di quella colla molecolare che fissa i ricordi nel cervello. Aiutando i mammiferi a ricordare dove e quando si sono nutriti con un pasto ricco di grassi, hanno sicuramente svolto una funzione importante dal punto di vista evolutivo. Se la nostra dieta oggi è fin troppo ricca di sostanze caloriche, gli uomini primitivi soffrivano del problema contrario".
I primi test sui roditori hanno dato risultati incoraggianti. Rendendo le cellule del loro cervello insensibili alle molecole Oea, i topi fallivano i test di intelligenza e memorizzazione a cui erano sottoposti. Dei farmaci che contengono queste sostanze d'altra parte sono già in sperimentazione per ridurre la sensazione della fame e combattere l'obesità.
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