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mercoledì 24 agosto 2011

Scoperta causa della Sla

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Scoperta causa della Sla

speranza per nuove cure

Individuato il meccanismo che sta all'origine

della 

sclerosi laterale amiotica




Un gruppo di ricercatori della Northwestern University Feinberg School of Medicine ha individuato il meccanismo che sta all'origine della sclerosi laterale amiotrofica, malattia degenerativa e progressiva del sistema nervoso comunemente conosciuta sotto l’acronimo di Sla. La causa della malattia starebbe in un difetto nel modo in cui le cellule nervose del cervello riciclano le proteine che dovrebbero costituire la propria struttura.
In questo modo sarà possibile mettere a punto una terapia adeguata che non sia un semplice palliativo e che regolino il percorso delle proteine nel sistema nervoso. I risultati dello studio dei ricercatori americani sono stati pubblicati sulla rivista Nature.
L’articolo spiega come la malattia sembri essere causata da una disfunzione del sistema di riciclaggio cellulare. In pratica le cellule cerebrali non riescono più a riparare i loro eventuali malfunzionamenti e cominciano a danneggiarsi.


I calciatori colpiti dalla Sla


La sclerosi laterale amiotrofica colpisce circa 350mila persone in tutto il mondo, di ogni età, ed almeno la metà dei pazienti muoiono entro tre anni dalla sua manifestazione. La Sla è anche nota per la sua maggiore incidenza nel mondo dei giocatori di calcio (secondo gli ultimi calcoli ben 24 volte superiore al resto della popolazione). Tra i calciatori colpiti dalla malattia si ricordano in particolare Stefano Borgonovo (nella foto con David Beckham) e Gianluca Signorini.

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sabato 13 agosto 2011

La Nasa scopre che su Marte c'è acqua



La Nasa scopre che su Marte c'è acqua



Gli scienziati della NASA hanno scoperto che su Marte scorre acqua di mare durante i mesi più caldi, facendo cosi aumentare le possibilità che la vita esista sul pianeta rosso: cosi ha detto giovedi l'agenzia spaziale. Oltre un decennio fa la NASA trovò per la prima volta segni di acqua su Marte, ma le indicazioni precedenti erano che qualsiasi acqua ivi esistente dovesse essere ghiacciata e concentrata ai poli.
L'analisi delle recenti immagini del satellite NASA in orbita, Mars Reconnaissance Orbiter, mostra strutture scure a forma di dito che si estendono oltre alcuni pendii e pareti di crateri sul pianeta, durante la sua tarda primavera - estate che svaniscono poi nell'inverno marziano.
“Questa è la migliore evidenza attuale che ora esiste acqua liquida su Marte”, ha detto Philip Christensen, geofisico alla Arizona State University, Tempe, in un pannello NASA che annunciava a Washington le scoperte.
Gli scienziati NASA credono che se c'è acqua liquida su Marte, questa deve essere molto salina e sotto la superficie. Questo spiegherebbe perché non ghiaccia alle temperature rigide del pianeta, che possono arrivare fino a -128° C o evaporare alla sua bassa pressione aerea.
“È più come uno sciroppo, forse, nel modo in cui scorre”, ha detto Alfred McEwen della University of Arizona, Tucson, principale ricercatore responsabile di una telecamera speciale sul Mars orbiter, che si chiama High Resolution Imaging Science Experiment (Esperimento scientifico di immagini ad alta risoluzione). È anche l'autore principale di un resoconto sull'evidenza di acqua fluida, pubboicato giovedi sul giornale Science.
MEGLIO DEL GHIACCIO
Gli scienziati del pannello NASA hanno sottolineato che l'acqua liquida è più probabile che sostenga la vita, al contrario del ghiaccio, rievidenziando l'importanza di questa ultima scoperta.
Le scoperte NASA del passato, hanno mostrato evidenza di antiche linee costiere e rive di fiumi su Marte. Le analisi delle gole sul pianeta rosso, 5 anni fa, rivelarono giovani giacimenti di minerali cosa che suggerì le recenti acque liquide, ma non fornì prove categoriche di questo, questo quanto hanno detto gli scienziati.
L'ultima scoperta è più difficile da spiegare, a parte l'evidenza che le acque sono fluide, a detto Michael Meyer, scienziato guida alla NASA, del programma di esplorazione su Marte.
Un'altra possibilità da tenere in considerazione per il periodico oscuramento nelle aree esaminate è la polvere che si muove lungo la superficie del pianeta, ha detto McEwen che ha aggiunto che le valanghe di polvere avverrebbero ad intervalli più irregolari, piuttosto che su base stagionale.
GLi scienziati facenti parte del pannello di questa ricerca hanno detto che l'ultima evidenza di acqua fluida come dalle immagini, suggerisce anche che esista acqua liquida anche più vicino all'equatore del pianeta, diversamente a quanto scoperto prima.
Qualsiasi acqua liquida molto probabilmente sarebbe al di sotto della superficie perché l'atmosfera su Marte è cosi sottile che acque al di sopra facilmente evaporerebbero.
“Sulla terra alcuni organismi prosperano nel sottosuolo, con poco accesso alla luce solare: la stessa cosa potrebbe avvenire su Marte”, ha detto Lisa Pratt, biochimica alla Indiana University, Bloomington, nonché partecipante alla discussione sul tema, giovedì u.s.
La Pratt ha anche aggiunto che la ricerca si rende necessaria ai 7 siti dove è stata trovata ricorrente evidenza di acque liquide.
“È la nostra prima possibilità di vedere un ambiente su Marte che potrebbe consentire l'espressione di un processo biologico attivo, se nel presente c'è vita su Marte” ha detto.
(Reporting by Alex Dobuzinskis; Editing by Steve Gorman, Jerry Norton and Xavier Briand) / Fonte originale: news.yahoo.com / Traduzione a cura di: Cristina Bassi - thelivingspirits.net / Fonte: cafedehumanite.blogspot.com


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Trovata in Canada una cura per il cancro, ma le big pharma fanno finta di niente





Trovata in Canada una cura per il cancro

ma le big pharma fanno finta di niente



I ricercatori dell'Università di Alberta, a Edmonton, in Canada hanno trovato la cura per il cancro, la settimana scorsa, ma se ne parla pochissimo nei notiziari e alla TV.
È una tecnica semplice, si utilizza un farmaco molto semplice.
Il metodo impiega dicloroacetato, che è attualmente usato per trattare i disordini metabolici. Quindi, non vi è alcuna preoccupazione per gli effetti collaterali o gli effetti a lungo termine.
Questo farmaco non richiede un brevetto, per cui chiunque lo può utilizzare ampiamente ed è economico rispetto ai costosi farmaci antitumorali prodotti da grandi aziende farmaceutiche.

Gli scienziati canadesi hanno testato questo dicloroacetato (DCA) sulle cellule dell'uomo, ed ha ucciso le cellule del cancro dal polmone, mammella e cervello ed ha lasciato intatte quelle sane. È stato testato su topi con tumori gravi che si sono ridotti quando sono stati alimentati con acqua integrata con DCA. Il farmaco è ampiamente disponibile e la tecnica è facile da usare. Perché le case farmaceutiche più importanti non sono coinvolte? O i media non ne sono interessati?
Nel corpo umano c'è un elementa naturale che lotta contro il cancro: i mitocondri, ma hanno bisogno di essere “spinti” per essere abbastanza efficaci [i mitocondri sono organi contenuti in ogni cellula umana, con una struttura simile a quella dei batteri, e con un proprio DNA mitocondriale; la funzione principale del mitocondrio è quella di produrre energia - N.d.T.].

Gli scienziati hanno sempre pensato che i mitocondri venissero danneggiati dal cancro e quindi hanno pensato di concentrarsi sulla glicolisi che è meno efficace e più dispensiosa. I produttori di farmaci si sono concentrati solo su questo metodo della glicolisi per combattere il cancro. Questo DCA invece non si basa sulla glicolisi ma sui mitocondri, “innesca” i mitocondri che combattono le cellule tumorali.
L'effetto collaterale di questo è che viene anche riattivato un processo chiamato apoptosi. Vedete, i mitocondri contengono un fin troppo importante “pulsante di autodistruzione” che viene a mancare nelle cellule tumorali. Senza di esso, i tumori diventano più grandi e le cellule rifiutano di estinguersi.
I mitocondri pienamente funzionanti, grazie al DCA invece possono finalmente morire. Le aziende farmaceutiche non investono in questa ricerca perché il metodo DCA non può essere brevettato, senza un brevetto non possono fare soldi, come stanno facendo ora con le cure contro l'AIDS.
Dal momento che le case farmaceutiche non se ne interesseranno, altri laboratori indipendenti dovrebbero iniziare a produrre questo farmaco e fare ulteriori ricerche per confermare le conclusioni di cui sopra e produrre i farmaci.
La ricerca originale (vedi gli screenshot nel presente articolo) è disponibile sul dello stato di Alberta (Canada).
Traduzione dell'immagine:
Le cellule normali (blu) nel bel mezzo della crescita benigna sono affamate di ossigeno, ma possono sopravvivere con la glicolisi, un modo diverso di fare energia. Nel processo i mitocondri, che contengono il meccanismo di autodistruzione cellulare, si spengono. Questo rende le cellule “immortali” e cancerogene (rosso), così esse continuano a replicarsi e il tumore cresce.
La Glicolisi genera anche l'acido lattico che permette al cancro di mangiare cellule attraverso il tessuto, e formare tumori secondari in altre parti del corpo. Un farmaco chiamato dicloroacetato rimette in funzione i mitocondri nelle cellule tumorali (blu) in modo che esse fermino la glicolisi e inizino a produrre energia di nuovo dai mitocondri. Il meccanismo di autodistruzione è quindi attivato, e le cellule avvizziscono e muoiono (marrone).
Fonte originale: hubpages.com / Traduzione a cura di: Marica Esposito / Fonte: scienzamarcia.blogspot.com


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mercoledì 3 agosto 2011

Acque minerali, Sai davvero cosa stai bevendo


Acque minerali
Sai davvero cosa stai bevendo



Acque minerali: Sai davvero cosa stai bevendo? Quello che le etichette non dicono e le leggi permettono



Scritto da Stefano Pisani   


Roma - Berillio, manganese, alluminio, boro, arsenico e perfino uranio.
Le acque minerali che consumiamo ogni giorno contengono ben più degli elementi chimici che sono riportati nelle etichette.
Alcuni di questi elementi off-label non sono dei veri e propri toccasana per la salute.
Una ricerca ha analizzato il profilo chimico delle acque minerali più diffuse in Italia.
Guarda la tabella dei Risultati analisi chimiche acque minerali vendute in Italia
Confronta i risultati con la Tabella limiti concentrazioni acque minerali

Nonostante le numerose sorgenti di acque naturali sparse sul territorio che alimentano gli acquedotti, gli italiani sono infatti i maggiori consumatori di acque minerali del mondo. Ne compriamo 12miliardi di litri ogni anno, circa 200 litri ciascuno, e un italiano su 2 dichiara di bere solo acqua imbottigliata.
Fra il 2008 e il 2010, un gruppo di ricercatori italiani (Benedetto de Vivo, Annamaria Lima, Stefano Albanese, Lucia Giaccio dell’Università Federico II di Napoli, Domenico Cicchella dell’Università degli Studi del Sannio di Benevento, Enrico Dinelli dell’Università di Bologna, Paolo Valera dell’Università di Cagliari) ha partecipato a un progetto dell’Unione Europea mirante a conoscere lo stato delle acque sotterranee di tutta Europa per, fra le altre cose, poter legiferare opportunamente in modo da uniformare tutti i limiti a livello europeo.
I ricercatori, che hanno lavorato in collaborazione con scienziati dell’EuroGeoSurveys Geochemistry Export Group hanno raccolto 186 campioni provenienti da altrettante bottiglie di 158 marche di acque minerali italiane fra le più diffuse, e ne hanno analizzato il contenuto in termini di sostanze chimiche ritenute nocive.
Le ricerche del gruppo italiano sono confluite nel grande Atlante Europeo delle Acque Minerali (Geochemistry of European Bottled Water) presentato appunto dell’EuroGeoSurveys, che ha tracciato i profili chimici delle acque minerali di 38 diversi paesi europei.
Per quanto riguarda le sostanze chimiche riscontrate e ritenute dannose, si tratta di elementi che, naturalmente, sono nocivi alle dosi “sbagliate”. Dosi che sono stabilite dalle leggi, ma non sempre.
«Questo è uno dei primi problemi in cui si imbatte: i limiti di legge» spiega Paolo Valera. «In Italia non sono stati stabiliti limiti massimi alla concentrazione di alcune sostanze più che sospette come berillio, fosforo, molibdeno, tallio, uranio.
Una delle spiegazioni potrebbe essere che gli effetti tossici, a determinate concentrazioni, di queste sostanze sull’uomo sono ancora oggetto di studio. Ma è incomprensibile, ad esempio, perché non sia stata fissata una regola per l’uranio, che sappiamo chiaramente essere un elemento dannoso».
Le perplessità a proposito del DM 29/12/2003 sulle acque minerali nascono anche quando si vanno a confrontare i “tetti massimi” di concentrazione chimica che questo prescrive con quelli fissati dal decreto legislativo 31/2001 (sulle acque destinate al consumo umano).
Alcune sostanze hanno infatti limiti ben diversi, nei due casi. Il boro, ad esempio, è tollerato fino a 5000 microgrammi/litro nelle acque imbottigliate, mentre può essere presente solo fino a 1000 microgrammi/litro (5 volte di meno!) nell’acqua del rubinetto.
Lo stesso dicasi, per il manganese, ammesso fino alla concentrazione di 500 microgrammi/litro nelle acque minerali e tollerato invece solo fino a 50 microgrammi/litro nell’acqua del rubinetto. Come se il nostro corpo diventasse improvvisamente immune ai loro effetti nocivi semplicemente bevendo da una bottiglia.
«Non ha nessun senso logico che questi limiti siano diversi – continua Valera – non ce n’è motivo. Esistono dei limiti, quello è comprensibile, che sono a volte diversi fra Italia, Europa, Stati Uniti e valori guida dell’OMS. Per l’Italia, i diversi limiti imposti per acqua del rubinetto e acque minerali  andrebbero uniformati. Ma finora c’è stato un “difetto” nella scrittura di questi strumenti legislativi che ha portato a qualche problema. In ogni caso, io farei riferimento al limite dell’acqua del rubinetto».
Facciamo allora un po’ di nomi e cognomi.
L’esposizione all’alluminio, come dimostrano diversi studi epidemiologici è un fattore di rischio per la comparsa e la progressione del morbo di Alzheimer. E sia l’OMS che la legge italiana per le acque potabili fissa in 200 microgrammi/litro la concentrazione massima. Peccato però che questo limite non sia presente per la legislazione che regolamenta le acque minerali. E quindi l’Acqua di Nepi (237) e l’acqua Sandalia (267) sono nei limiti di legge, ma non in quelli di salute.
L’arsenico è un noto elemento cancerogeno (è associato a diversi tipi di cancro, come cancro alla pelle, polmoni, vescica, rene e altre malattie della pelle) e tutte le acque minerali campionate sono risultate al di sotto del tetto massimo di 10 microgrammi/litro.
Tuttavia, secondo gli scienziati, andrebbero monitorate quelle acque che hanno un valore superiore a 5, e cioè Acqua di Nepi, Frisia, Funte Fria, Vaia, Levissima, Orvieto, Sant’Anna di Vinadio e Candida.
Il caso del berillio è molto singolare. E’ classificato dall’EPA, l’agenzia per la protezione ambientale americana, come elemento cancerogeno di classe A – ossia provoca il cancro nell’uomo – ed è uno degli elementi più tossici della tavola periodica. La legislazione ambientale italiana se n’è accorta e se una falda acquifera presenta più di 4 microgrammi/litro (dato fissato proprio dall’EPA) si rende subito necessario un intervento di bonifica (anche se non è destinata al consumo umano). Ebbene, nelle tabelle che riportano i limiti per le acque minerali, non è prescritto nessun valore massimo. L’Acqua di Nepi fa registrare una concentrazione di 4,69 microgrammi/litro.
Anche sul boro vengono fuori cose abbastanza sorprendenti. In termini di legge, il valore guida dell’OMS fissa una concentrazione massima di 500 microgrammi/litro. Ma in Italia siamo dei supereroi: per le acque del rubinetto, la tolleranza è fissata a 1000 microgrammi/litro, e per le acque minerali arriviamo addirittura a 5000 microgrammi/litro. Nonostante il fatto che il boro sia un elemento potenzialmente pericoloso che alcuni test condotti su animali hanno dimostrato attaccare soprattutto l’apparato riproduttivo maschile. Le acque minerali nostrane sono tutti nei (larghi) limiti di legge, ma l’acqua Toka arriva oltre (1170) il limite fissato per l’acqua del rubinetto. Se invece ci riferiamo al valore massimo secondo l’OMS, allora i bocciati sono di più: l’acqua Ferrarelle arriva a una concentrazione di boro di 551 microgrammi/litro, la Fonte Chiara tocca i 536, la San Martino si attesta su 847, la Sandalia su 849, Uliveto su 548, Claudia su 738.
Il fluoro, in alte concentrazioni, può provocare fluorosi dentale e fluorosi scheletrica. Anche qui l’anomalìa legislativa tutta Italia fissa un tetto massimo di 1,5 milligrammi/litro nell’acqua di rubinetto ma di ben 5 milligrammi/litro nelle acque minerali. Rispetto a questo limite, solo la Sandalia è in difetto (7,93). Se invece guardiamo al valore 1,5 (che è anche quello fissato dalle linee guida dell’OMS) sono diverse le marche che lo superano: Acqua di Nepi (1,64), Acqua Claudia (1,52), Egeria (1,71), Santa Lucia (2,33).
Per quanto riguarda il manganese, che è un elemento essenziale per la sopravvivenza umana ma che in alte concentrazioni ha effetti tossici sulle vie respiratorie, sul cervello e sull’apparato riproduttivo maschile, il limite fissato per le acque di rubinetto è 50 microgrammi/litro, mentre per le acque minerali è dieci volte tanto (500). Ma c’è da dire, stavolta, che qui il valore guida dell’OMS è 400 microgrammi/litro. In Italia, comunque, si rientra abbondantemente nel limite dei 50, e solo l’acqua Santa Lucia tocca il valore di 124,5 microgrammi/litro.
Il sodio è uno dei macronutrienti più importanti dal punto di vista biologico. Una sua carenza provoca problemi di salute, ma anche un suo eccesso può causare i ben noti danni all’organismo, ad esempio ai vasi sanguigni. Tutte le acque minerali analizzate rientrano nei limiti di legge, anche perché questi limiti non sono stati fissati. Se invece guardiamo ai valori guida dell’OMS, che coincidono con i limiti di legge stabiliti (quelli sì) per le acque di rubinetto, 200 milligrammi/litro, sono molte le acque anche li superano. Dalla più alta concentrazione alla più bassa: San Martino (774), Sandalia (527), Toka (428) , Santa Lucia (293) e infine Sveva (222)
L’uranio, certamente tossico, nella legislazione italiana non ha limiti massimi di riferimento, né per le acque minerali né per le acque del rubinetto. Rifacendosi al valore guida di 15 microgrammi/litro dell’OMS, l’acqua Rocce Sarde raggiunge una concentrazione di 31 microgrammi/litro, dovuta all’ubicazione della sorgente in rocce granitoidi. Le altre marche sono ben al di sotto del valore di 15, anche se val la pena segnalare i valori di 11,85 dell’acqua Santa Lucia (acquistata in Sardegna) e di 10,95 dell’acqua Courmayeur comprata in Val d’Aosta.
L’azione tossica del vanadio è confinata al tratto respiratorio: sono frequenti bronchiti e broncopolmoniti fra i lavoratori esposti a composti del vanadio. In Italia è fissato un tetto massimo di concentrazione solo nelle acque del rubinetto, ed è di 50 microgrammi/litro, mentre per le acque minerali non è prevista alcuna limitazione. Se ci riferiamo a quella soglia, tutte le acque minerali sono al di sotto di quel valore, ma l’acqua Leggera della Basilicata tocca i 48.9 microgrammi/litro.
«Si tratta naturalmente di campioni prelevati dai supermercati, e in qualche caso in cui si superano i limiti ci sarebbe bisogno di approfondimenti, di ulteriori ricerche. Ma, purtroppo, ora come ora le varie politiche della ricerca messe in campo non ci permettono di procedere in questo senso. Non abbiamo sufficienti risorse e i blocchi delle assunzioni peggiorano di molto le cose. Anche le nostre strumentazioni in qualche caso sono obsolete.
I campioni li abbiamo fatti analizzare a Berlino, dal Servizio Geologico Tedesco, perché siamo riusciti ad arrivare a una intesa che ci ha accordato un finanziamento europeo che copriva le spese. L’EuroGeoSurveys ha trovato dunque le risorse che ci hanno permesso di inviare i nostri campioni e non pagare le analisi (che costerebbero ognuna intorno ai 200 euro). Ma, per esempio, le bottiglie le abbiamo comprate con soldi nostri e abbiamo fatto le spedizioni in Germania di tasca nostra. Se avessimo deciso di percorrere l’iter universitario, aspetta e spera…» ha concluso Valera.


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Una giornata di bosoni di Higgs



Una giornata di bosoni di Higgs

Una giornata di bosoni di Higgs

Nel caso ve lo foste perso, è bene che sappiate che ieri si è aperta a Grenoble la conferenza HEP2011 organizzata dall'EPS. Si tratta della più importante conferenza estiva del 2011 nel campo della fisica delle particelle, un po' come ICHEP l'anno scorso. Ed è ancora più importante, perché quest'anno gli esperimenti di LHC hanno avuto a disposizione 1 fb-1 di luminosità integrata a 7 TeV da analizzare. Se volete guardare di persona le trasparenze delle presentazioni, il programma completo è sul sito della conferenza, e le slide appaiono quasi in contemporanea con i talk.
Oggi è stata una delle giornate più attese: c'è stata infatti la sessione sulla ricerca del bosone di Higgs del Modello Standard, dove per una volta sono stati ATLAS e CMS a farla da padrone, e a mostrare che ormai la mano è passata da Tevatron a LHC. Ovviamente conoscevo bene i risultati di ATLAS - nell'ultima settimana abbiamo fatto le notti a forza di approvazioni e prove delle presentazioni - ma non potevo parlarne pubblicamente fino a che non fossero stati presentati.
Come scrivevo altrove, la ricerca del bosone di Higgs si fa in diversi canali di decadimento, alcuni più sensibili in certe regioni di massa possibile, altri in altre. Sia ATLAS che CMS seguono di fatto una strategia identica: per piccoli valori di massa del bosone di Higgs, tra i 110 e i 150 GeV, lo cerchiamo nel suo decadimento in due fotoni (Hγγ); nelle regioni di massa intermedia usiamo piuttosto i decadimenti coppie di bosoni W o Z. Siccome a loro volta i bosoni W e Z hanno diversi modi di decadere, alla fine ci ritroviamo con diversi stati finali possibili, anch'essi con una sensibilità diversa a seconda della massa dell'Higgs: tra 110 e 140 GeV possiamo dire parecchio con il decadimento HWWlνlν, dove la l sta per leptone, che può essere un elettrone o un muone; tra 200 e 600 GeV ci dice di più il decadimento HWWlνqq, dove la coppia di quark da origine a due spray di adroni che chiamiamo jet; analogamente, sempre tra 200 e 600 GeV c'è parecchio da scoprire guardando i decadimenti HZZllνν e HZZllqq; il decadimento più sensibile per la scoperta resta però HZZllll (in varie combinazioni di leptoni: 4 elettroni, o 2 elettroni e 2 muoni, o 4 muoni), che può dire molto per masse del bosone di Higgs variabili tra i 110 e i 600 GeV.
Ognuno di questi canali di decadimento rappresenta un'analisi a se stante, con il suo rumore di fondo particolare e le sue difficoltà tecniche. Alla fine, ognuno dei singoli risultati può essere combinato in un risultato generale dell'esperimento, che nel caso di ATLAS è sintetizzato da questo grafico:

Sull'asse orizzontale c'è la massa ipotetica del bosone di Higgs, mentre sull'asse verticale c'è un numero che misura quale frequenza di produzione e decadimento del bosone di Higgs siamo in grado di escludere per quel particolare valore di massa. Questo numero è misurato in multipli del tasso di produzione predetto dal Modello Standard: in sostanza, se escludiamo numero maggiori di 1, vuol dire che non abbiamo ancora dati a sufficienza per pronunciarci in maniera definitiva (escludiamo sono tassi di produzioni superiori a quelli predetti), mentre se la curva scende sotto l'1 possiamo dire con sicurezza (statistica) che non esiste un bosone di Higgs del Modello Standard con quella massa, altrimenti lo avremmo osservato. Noterete che in realtà ci sono due curve: una curva di esclusione attesa (ovvero predetta dalle simulazioni, tenendo in conto un ritmo di produzione medio sia dell'Higgs che del rumore di fondo), e una di esclusione osservata (cosa abbiamo visto nella realtà nei dati). Le due curve non devono necessariamente coincidere, perché essendo la produzione di una particella un processo statistico, potrebbe succedere fluttuazioni positive o negative (che sono misurate in termini di estimatori statistici dalle bande verdi e gialle). In sostanza, se la curva osservata è sotto la curva attesa, significa che il rumore di fondo osservato è stato un po' meno di quello atteso, cosa che ci permette di pronunciarci su un'esclusione prima del previsto. Se la curva osservata è sopra la curva attesa, potrebbero essere successe due cose: potremmo essere davanti a una fluttuazione positiva del fondo (dunque sfortunatamente più rumore della quantità media che ci aspettavamo), oppure a una nuova particella che sta facendo timidamente capolino tra i dati, non in modo che si possa dichiararne la scoperta, ma sufficientemente da modificare il grafico.
Come potete vedere, il primo scenario è vero per ATLAS per masse del bosone di Higgs tra 285 e 450 GeV: possiamo escluderne la presenza in un intervallo un po' più largo di quello previsto tra 320 e 460 GeV. Il secondo scenario è invece vero per la regione a bassa massa: ci aspettavamo di poter escludere masse tra 130 e 200 GeV, e invece possiamo farlo solo tra 155 e 190 GeV. Perché? Nel canale di decadimento HWWlνlν abbiamo osservato un eccesso di eventi, in più oltre al rumore di fondo previsto, sparpagliato su un largo intervallo; un eccesso più localizzato nel canale HZZllll è invece responsabile del picco nella curva intorno ai 240 GeV.
Possiamo trarre delle conclusioni? No, non ancora, se non che del bosone di Higgs non c'è ancora nessuna traccia significativa da nessuna parte. Solo un aumento della quantità dei dati potrà dirci se stiamo iniziano a vedere qualcosa, o si tratta solo di rumore di fondo che danza su e giù.
Naturalmente, vedere la stessa curva fatta da CMS potrebbe permetterci qualche considerazione aggiuntiva. È stata presentata oggi pomeriggio a Grenoble, ma le trasparenze non sono ancora disponibili, e io non sono laggiù di persona. Appena sarà pubblica ne riparliamo, promesso.

 http://networkedblogs.com/kJxSR?ref=nf
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martedì 2 agosto 2011

BLOG DI CIPIRI: I rifiuti, In Norvegia li vendi al supermercato

I rifiuti, In Norvegia li vendi al supermercato




I rifiuti, In Norvegia li vendi al supermercato – Guarda video

Lontani anni luce da quello che succede qui italia, una civiltà impressionante, non avrei mai pensato di vendere in questo modo la mia spazzatura.....


BLOG DI CIPIRI: I rifiuti, In Norvegia li vendi al supermercato: "I rifiuti, In Norvegia li vendi al supermercato – Guarda video Lontani anni luce da quello che succede qui italia, una civiltà impress..."


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lunedì 1 agosto 2011

ENERGIAINFINITA: BIKINI A PANNELLI SOLARI




BIKINI A PANNELLI SOLARI



Andrew Schneider, designer americano, ha messo a punto un Bikini tecnologico dotato di porta USB che permette di caricare player MP3, smartphone e cellulari.
Ma come funziona?




ENERGIAINFINITA: BIKINI A PANNELLI SOLARI: " BIKINI A PANNELLI SOLARI Andrew Schneider, designer americano, ha messo a punto un Bikini tecnologico dotato di porta USB che p..."

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