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sabato 16 aprile 2011

MALATTIE INVENTATE





 
Vendere medicine a tutti, non solo ai malati, era l'obiettivo dichiarato, già trent'anni fa, da Henry Gadsden, capo di una delle più note industrie farmaceutiche.   Nuove sindromi definite a tavolino. Fattori di rischio trasformati in patologie. Alti e... bassi della vita considerati gravi disturbi. Ecco come l'industria farmaceutica ci trasforma tutti in pazienti. Per vendere sempre più farmaci.   C'è una storia interessante raccontata in uno degli ultimi numeri del Bollettino d'informazione sui farmaci, austera pubblicazione del ministero della Salute. Eccola: dalla fine degli anni 80 hanno iniziato a riunirsi periodicamente a Roma alcuni gruppi di specialisti dell'intestino, con il compito di discutere tutte le malattie cui questo organo può andare incontro. Finora ne hanno descritte minuziosamente 21, tra cui la stipsi cronica, che colpisce chi non va di corpo «spontaneamente» almeno tre volte la settimana da oltre sei mesi. 

  Lo zelo classificatorio degli esperti è ben applicato, ironizza l'editoriale sul Bollettino, dato che uno studio clinico «randomizzato e controllato a doppio cieco con placebo ha appurato che il tegaserod (farmaco già in commercio in Usa, in attesa di approvazione in Italia, ndr) produce un'evacuazione spontanea in più ogni due settimane, al costo di circa 100 dollari per "evento" aggiuntivo».   Moltiplicando il numero degli eventi aggiuntivi per quello degli interessati alla questione («Almeno 4 milioni di italiani» informa uno degli ultimi comunicati stampa giunti in redazione), si comprende la generosità con cui varie industrie farmaceutiche hanno sovvenzionato per anni le riunioni di Roma e le associazioni di pazienti che si sono costituite per richiamare l'attenzione sui disturbi intestinali.   Ci sarebbe quasi da sorridere se l'argomento non fosse dei più seri, perché il caso della stipsi cronica, o la sindrome del colon irritabile, l'altra faccia della medaglia, sono due esempi fra tanti di come l'industria della salute, per assicurarsi una continua crescita del mercato, stia trasformando normali alti e bassi della vita quotidiana, disturbi lievi e comuni, in malattie potenzialmente serie per cui è necessario assumere farmaci. Un fenomeno su cui medici, ricercatori e giornalisti specializzati cominciano a mettere in guardia. Uscirà ad aprile Gli inventori delle malattie (Lindau) del giornalista medico Jörg Blech, che segue di pochi mesi Farmaci che ammalano (Nuovi Mondi Media) di Ray Moynihan e Alan Cassels.   A rifletterci con senso critico, certe notizie puzzano. Osteoporosi: secondo stime che escono sui giornali, sarebbe a rischio quasi metà delle persone dai 65 anni. Colesterolo: i dati usciti poche settimane fa indicavano che un italiano su due viaggia oltre le soglie di rischio. E la depressione? Sembra che colpisca 330 milioni di persone e che il 90 per cento sia curato inadeguatamente. Siamo davvero tutti malati? C'è qualcosa che non torna. Anche perché, come ha osservato candidamente l'amministratore di un'industria farmaceutica, «se sommiamo tutte le statistiche, ognuno di noi dovrebbe avere all'incirca 20 malattie».   Quella di considerare tutti malati, come sognava il dottor Knock nel Trionfo della medicina, è un processo che ha una causa semplice. Come scrive brutalmente Blech, «per poter mantenere inalterata l'enorme crescita avuta negli anni passati, l'industria della salute deve prescrivere sempre più spesso farmaci a persone che sono sane».   Già trent'anni fa, raccontano Moynihan e Cassels, il direttore della Merck Henry Gadsden, vicino alla pensione, si crucciava di poter vendere soltanto ai malati e sognava un mercato potenziale in cui «tutti» fossero clienti della sua industria.   I meccanismi con cui ciò sta davvero avvenendo, e il grado cui si è spinta l'impresa, sono però sbalorditivi. «Dagli studi clinici sui farmaci alle riviste scientifiche, fino ai congressi medici, alle campagne di sensibilizzazione sulle malattie e alla pubblicità diretta o indiretta, è colonizzata l'intera medicina» sostiene Nicola Magrini, direttore del Ceveas, il Centro per la valutazione dell'efficacia dell'assistenza sanitaria.   Le strategie di marketing dell'industria farmaceutica sono efficienti e gli espedienti per creare nuove malattie consolidati. Lo racconta con dovizia di particolari Moynihan che dedica ogni capitolo del suo libro a un caso, dal colesterolo all'ipertensione, dalla depressione alla disfunzione sessuale femminile.  

 UN MALE PER OGNI PILLOLA Nelle strategie del marketing, prima del farmaco viene promossa la malattia   

OSTEOPOROSI, UN BUSINESS La densità ossea, misurabile con la mineralometria, è solo uno dei fattori, neppure il più importante, della probabilità di una frattura. Nonostante ciò, grazie anche a una campagna massiccia di marketing e pubbliche relazioni cominciata oltre dieci anni fa, i test per la densità ossea si sono moltiplicati esponenzialmente e l'osteoporosi da fattore di rischio è stata trasformata in «malattia certificabile». I farmaci per trattarla sono tra i più prescritti.  

 MASCHI AL CREPUSCOLO Anche gli uomini, al pari delle donne, avrebbero la loro menopausa, dovuta a un lento calo degli ormoni maschili. Conseguenze: una sorta di crepuscolo della virilità e sintomi come calo del desiderio, erezioni meno forti, minori capacità sportive, depressione, perdita di peso, sonnolenza, riduzione della capacità lavorativa. Secondo varie campagne di sensibilizzazione, l'andropausa è un problema sottovalutato che andrebbe invece affrontato, anche con farmaci.  

 MALATI DI TIMIDEZZA Una volta si chiamava timidezza, ora si chiama «disturbo d'ansia sociale». Consiste in «un senso generale di disagio quando si è in mezzo ad altre persone che può limitare la propria capacità di interagire». Una campagna di pubbliche relazioni ben orchestrata, che in Italia è stata meno ossessiva rispetto ad altri paesi, ha cominciato a sensibilizzare su questa condizione, che sarebbe sottodiagnosticata e sottocurata, per spingere un farmaco.  

 SIAMO TUTTI DEPRESSI «Hai provato sentimenti di tristezza, perdita di interesse, difficoltà a dormire, o difficoltà a concentrarti? Questi e altri sintomi, se sperimentati quasi ogni giorno per almeno due settimane, potrebbero indicare che soffri di depressione» dice il sito internet di un antidepressivo. In vari paesi le vendite di questi farmaci sono triplicate negli anni 90 anche se, secondo gli studi, i benefici sono più modesti di quanto faccia intendere la promozione, e l'efficacia limitata ai casi gravi.   

COLESTEROLO, CHE MANIA Dalla metà degli anni 90 quattro diverse edizioni di linee guida hanno abbassato sempre più il livello di colesterolo definibile normale. Lo stesso è accaduto con l'ipertensione e la glicemia, tanto che la fascia di popolazione per cui si ritiene necessario un intervento farmacologico è sempre più ampia. Si tratta di fattori di rischio controllabili spesso con semplici cambiamenti nello stile di vita, che si sono trasformati in malattie vere e proprie.      Per mezzo di studi discutibili dal punto di vista epidemiologico, si fanno apparire alcuni problemi assai più gravi di quanto non siano. Anni fa si è cominciato a ripetere che un terzo della popolazione soffrirebbe di malattie mentali, ansia, depressione... Come nascono queste cifre? In vari paesi si svolgono indagini, in genere commissionate e sponsorizzate dall'industria, in cui test tipo: «Ti sei sentito triste e apatico per più di due settimane nell'ultimo anno?» vengono usati come criteri diagnostici. La risposta positiva comporta l'iscrizione d'ufficio nel registro dei depressi, che alla fine risultano un esercito.  

 Ma i trucchi possono essere altri. Si trasforma un semplice fattore di rischio, come una diminuita densità delle ossa, in malattia vera e propria, l'osteoporosi. O si abbassano sempre più le soglie di normalità di certi parametri, colesterolo, ipertensione, glicemia, e automaticamente i potenziali malati raddoppiano o triplicano.   Nessuno di questi dati è inventato. Dietro le definizioni ci sono gruppi di esperti che stilano linee guida di trattamento e criteri diagnostici. Numeri e cifre sono stati in molti casi pubblicati sulle più importanti riviste mediche. E proprio questo è il segno di quanto vasto sia il condizionamento. Alla base di tutto c'è la contiguità, inopportuna ma ormai inevitabile, tra medici e industria. «Secondo vari studi, il 90 per cento dei ricercatori che elabora linee guida ha conflitti di interesse» valuta Giovanni Fava, docente di psicologia clinica all'Università di Bologna. Otto dei nove esperti che hanno redatto le ultime direttive sul colesterolo, informano Moynihan e Cassels, lavorano anche come relatori, consulenti o ricercatori per le maggiori multinazionali del farmaco.   Sono corrotti? «Spesso svolgono il loro lavoro ritenendosi indipendenti. Alcuni lo sono. Altri credono di esserlo ma non si rendono conto che nella scelta delle informazioni che forniscono, nell'enfasi su un aspetto piuttosto che su un altro, senza dire cose false le presentano in una luce poco scientifica, parziale, a volte tendenziosa, trasformandosi inconsapevolmente in fonti pubblicitarie» risponde Marco Bobbio, cardiologo alle Molinette di Torino, tra i primi a sollevare il tema del conflitto di interessi in medicina.   C'è chi invoca l'argomento che, prendendo soldi da molte industrie e non da una sola, un esperto si trova al di sopra delle parti. Però è un fatto che gli studi clinici sponsorizzati da un'azienda hanno una probabilità quintupla di dare risultati favorevoli all'industria di quelli finanziati da altre fonti.   «C'è una forte evidenza» ha scritto su Plos Medicine Richard Smith, ex direttore del British Medical Journal «che le aziende ottengano i risultati che vogliono». E i canali per farlo sono tanti. «Nei congressi scientifici» spiega Bobbio «le industrie organizzano simposi di cui scelgono tema e oratori, a pagamento. I medici assistono e pensano di trovarsi di fronte a informazioni scientifiche, avvalorate da esperti. In realtà sono informazioni condizionate da interessi commerciali. Basterebbe dirlo apertamente».   
Perfino le associazioni per la tutela dei pazienti si reggono per la maggior parte sui finanziamenti di case farmaceutiche, visto che tenere alta l'attenzione sulle malattie è uno dei modi più efficaci per vendere farmaci. I media sono parte integrante del meccanismo. Agenzie di pubbliche relazioni confezionano per giornali e tv documenti in cui si mostra l'importanza della patologia, condita dai dati su quante persone ne sono affette e sul fatto che la maggior parte non riceve cure adeguate, più il commento di autorevoli esperti.   Ogni tanto, la rivelazione di qualche documento riservato porta alla luce scenari inquietanti. Il British Medical Journal, riporta Blech nel libro, ha pubblicato alcuni anni fa il piano strategico dell'agenzia di pubbliche relazioni In Vivo communications. Stando al piano, un programma di educazione sanitaria di tre anni, con interviste a famosi opinion maker, avrebbe dovuto presentare i disturbi intestinali come «una vera e propia malattia, credibile e frequente».   Una nota agenzia internazionale di pubbliche relazioni con uffici anche a Milano dichiara nel suo sito internet che, in tema di promozione dei farmaci, il successo dei suoi sforzi comunicativi è nel lavoro svolto per «coltivare il mercato» ancora prima che il medicinale vi arrivi. E il mercato si coltiva convincendo le donne che la menopausa non è una fase naturale della vita, ma una malattia da perdita di estrogeni; o che se si prova «un senso generale di disagio quando si è in mezzo ad altri», si può soffrire di disturbo d'ansia sociale; o che 40 donne su 100 sono affette da «disfunzione sessuale».  

 Queste strategie di marketing fanno impressione solo perché in campo c'è la salute. «Per il resto» testimonia Franco Bellé, ex informatore scientifico che ha scritto La mala ricetta (Frilli editori) dopo aver lasciato il lavoro di rappresentante «il farmaco è come una merendina. Gli vengono applicati gli stessi metodi di marketing usati per i beni di largo consumo».   In fondo, trent'anni fa il filosofo «eretico» Ivan Ilich parlava già in Nemesi medica della «paradossale nocività di un sistema medico che non conosce limiti» e descriveva una società-clinica di cittadini-pazienti. Molte malattie sono purtroppo reali, dolorose, mortali. E la ricerca ha prodotto rimedi efficaci contro alcune di esse. Tuttavia, sostiene Moynihan, spesso i problemi di salute di una persona sono talmente lievi o passeggeri che non fare niente è la cosa migliore. 

Ippocrate, quasi 2.500 anni fa, aveva consigliato:

 «Per il malato il meno è meglio».

 Figuriamoci per il sano.

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giovedì 14 aprile 2011

Staminali , SI GRAZIE


Staminali

SI GRAZIE


Il dibattito sulle staminali in Italia, sta passando un periodo "magro" per quanto concerne la diffusione di informazioni a mezzo stampa, cartacea e televisiva. I motivi sono molteplici, ultimamente ne abbiamo viste di belle. Dittatori che cadono, centrali nucleari a rischio, immigrazione e naturalmente il politik-show del nostro fogna-parlamento, con soggetti che tra un vaffa e l'altro, sono tutti intenti a riformare la giustizia quando nel Paese il 30% dei giovani non ha lavoro.


E poi c'e' naturalmente l'influenza della chiesa, alla cui influenza dobbiamo il fatto che la ricerca sulle cellule staminali degli embrioni e' illegale...


Ma facciamo il punto e andiamo per gradi, cercando di essere chiari.
Cosa sono le cellule staminali? Si tratta di un particolare tipo di cellula non specializzata, che, in base al tipo, e' in grado di trasformarsi in una cellula specializzata in grado di "rimpiazzare" un qualsiasi tessuto del nostro corpo. A differenza di quanto si crede, le staminali non hanno solo l'embrione come "fonte di nascita", ma possono essere "reperite" da individui adulti o cordoni ombelicali, dal liquido amniotico...Differenziarle e' importante, in quanto in base alla provenienza, il loro utilizzo differisce.
Per esempio, grazie alle cellule staminali dette "adulte", o piu propriamente somatiche, possono essere curate gia un centinaio di malattie.


Veniamo ai fatti: in un articolo apparso su Nature il 6 aprile, possiamo trovare il resoconto di una ricerca giapponese del Riken Centre, in base a cui e' già possibile realizzare una retina perfettamente funzionante grazie alle cellule staminali di provenienza embrionale. E' emerso inoltre che, se sfruttato un particolare brodo di cultura, queste cellule sono in grado non solo di organizzarsi in via automatica per la generazione dei tessuti componenti la retina, ma addirittura parte della componente nervosa dell'occhio umano. Gli utilizzi sul campo saranno rivoluzionari, in quanto stiamo parlando di guarigione dalla cecità per un importante numero di casi.
C'e' da aggiungere che il Giappone ha già una fama consolidata per questo tipo di sviluppi in campo medico. Nel 2009 infatti, un bambino di Pisa, affetto da leucemia, e' stato salvato proprio grazie alle cellule staminali provenienti dal giappone. Pare infatti che quel ceppo fosse l'unico compatibile su un totale di 12 milioni di donatori. Fare altri esempi credo sia superfluo, più utile a questo punto postare una bella lista di ALCUNE delle malattie che, ad oggi, e' possibile curare con l'impianto di cellule staminali...La trovate a fondo pagina insieme alle fonti: Abbiamo nomi illustri, sclerosi multipla, SCID, SLA,varie anomalie ereditarie, vari tumori, leucemie, osteopetrosi, diabete, persino numerose anomalie ereditarie! Inoltre facendo semplici ricerche, scoprirete che la scienza e' avanti anche per curare alcune tra le più gravi malattie cronico-degenerative, come il morbo di Alzheimer o quello di Parkinson...


Come avrete capito, i Giapponesi stanno facendo passi da gigante, ma non solo loro: il 9 Marzo del 2009, il presidente Obama ha rimosso tutti i limiti al finanziamento pubblico per la ricerca sulle cellule staminali (da precisare che i "blocchi" e i "tagli" precedenti sono da imputare prima all'amministrazione Clinton, poi a Bush)...Persino il mondo Islamico si pronuncia in parte a favore: In un intervisa infatti, il Prof. Atighetchi (incaricato di Bioetica Islamica alla facoltà di Teologia di Lugano) dichiara:


"molte autorità giuridico-religiose e mediche islamiche approvano la ricerca su cellule staminali embrionali nei primi giorni di vita dell’embrione allo scopo di incrementare il bene pubblico. Nella pratica, il fondamentale principio giuridico del bene comune  viene anteposto alla tutela di esseri ancora privi di anima e viventi al di fuori del corpo materno."


Ora, nessuno vuole fare paragoni...anzi c'e' da dire che nei limiti del possibile, a volte, anche qui in Italia ci si impegna, la prima banca mondiale per conservare le staminali e' in Lombardia (da precisare che si tratta di staminali amniotiche, e non derivate da embrioni)...Tuttavia il sito "Trieste Oggi", nell'edizione dello scorso 24 Dicembre, riporta "Bimba di 6 mesi rischia di morire: servono staminali ma in Italia e' illegale". 
La bambina di cui si parla era affetta da atrofia muscolare spinale, l'articolo riporta il tam tam dei genitori che fanno dentro e fuori da un tribunale all'altro, incontrando dozzine di ostacoli nel cercare una speranza per la loro bambina.
Il governo, lo scorso anno, ha escluso le staminali embrionali da un bando di ricerca ministeriale...e tutti i soliti falsi personaggi, zeppi di ipocrisia sul diritto alla vita, dichiarano:


"Anche la bomba atomica fu costruita per il progresso" (Mons. Sgreccia)


"La legge sugli embrioni ibridi e' mostruosa" (CArd Keith O'Brien)


"Se l'uomo viene ridotto a oggetto di manipolazione fin dai primi stadi della vita significa che le biotecnologie si arrendono all'arbitrio del piu forte" (Ovviamente il nostro caro Ratzinger-Fùrer non poteva mancare!)


Ma la domanda e', cari i miei catto-integralisti islamici, nessuno vi obbliga a usare le cellule staminali se credete che Gesù pianga ogni volta che scrivo "staminali", vorrei soltanto che per i non cattolici esistesse la possibilita' di scegliere cosa fare con il proprio corpo, senza doverne rispondere a voi. Se volete tenervi dei malanni curabili, teneteveli, ma cercate di non dare fastidio a chi crede davvero che la vita sia un dono, e lotta ogni giorno per cercare di difenderla.
Ciao a tutti e arrivederci alla prossima, di seguito la lista di cui parlavo e a fondo pagina i link per documentarvi "in proprio" ;)


Lista Malattie Curabili con le Staminali




  • Aplastic Anaemia
  • Congenital Dyserythropoietic Anaemia
  • Fanconi Anaemia
  • Paroxysmal Nocturnal Haemoglobinuria (PNH)
  • Pure Red Cell Aplasia
  • Inherited Platelet Abonormalities
  • Amegakaryocytosis/Congenital Thrombocytopenia
  • Glanzmann Thrombasthenia
  • Myeloproliferative Disorders
  • Acute Myelofibrosis
  • Agnogenic Myeloid Metaplasia (Myelofibrosis)
  • Polycythemia Vera
  • Essential Thrombocythemia
  • Inherited Immune System Disorders - Severe Combined Immunodeficiency (SCID)
  • SCID with Adenosine Deaminase Deficiency
  • (ADA-SCID)
  • SCID which is X-linked
  • SCID with absence of T&B Cells
  • SCID with absence of T Cells, Normal B Cells
  • Omenn Syndrome
  • Inherited Immune System Disorders
  • Kostmann Syndrome
  • Myelokathexis
  • Ataxia-Telangiectasia
  • Bare Lymhocyte Syndrome
  • Common Variable Immunodeficiency
  • DiGeorge Syndrome
  • Leukocyte Adhesion Deficiency
  • Lymphoproliferative Disorders (LPD)
  • Lymphoproliferative Disorder, X-linked
  • Wiskott-Aldrich Syndrome
  • Phagocyte Disorders
  • Chediak-Higashi Syndrome
  • Chronic Granulomatous Disease
  • Neutrophil Actin Deficiency
  • Reticular Dysgenesis
  • Cancers in the bone marrow
  • (Plasma Cell Disorders)
  • Multiple Myeloma
  • Plasma Cell Leukaemia
  • Waldenstrom's Macroglobulinaemia
  • Other cancers
  • Neuroblastoma
  • Retinoblastoma
  • Acute Leukaemia
  • Acute Lymphoblastic Leukaemia (ALL)
  • Acute Myelogenous Leukaemia (AML)
  • Acute Biphenotypic Leukaemia
  • Acute Undifferentiated Leukaemia
  • Chronic Leukaemia
  • Chronic Myelogenous Leukaemia (CML)
  • Chronic Lymphocyite Leukaemia (CLL)
  • Juvenile Chronic Myelogenous Leukaemia (JCML)
  • Juvenile Myelomonocytic Leukaemia (JMML)
  • Myelodysplastic Syndromes
  • Refractory Anaemia (RA)
  • Refractory Anaemia with Ringed Sideroblasts (RARS)
  • Refractory Anaemia with Excess Blasts (RAEB)
  • Refractory Anaemia with Excess Blasts in Transformation (RAEB-T)
  • Chronic Myelomonocytic Leukaemia (CMML)
  • Lymphomas
  • Hodgkin's Disease
  • Non-Hodgkin's Lymphoma Burkitt's Lymphoma
  • Inherited Red Cell Abnormalities
  • Beta Thalassemia Major
  • Blackfan-Diamond Anaemia
  • Pure Red Cell Aplasia
  • Sickle Cell Anaemia
  • Transplants for Cancerous Tumours


    Terapie in trials clinici:
  • Breast cancer
  • Ewing's Sarcoma
  • Renall Cell Carcoma
  • Transplants for Inherited Disorders
  • Cartilage-Hair Hypoplasia
  • Gunther's Disease (Erythropoietic Porphyria)
  • Hermansky-Pudlak Syndrome
  • Pearson's Syndrome
  • Shwachman-Diamond Syndrome
  • Systemic Mastocytosis
  • Transplants for Inherited Metabolic Disorders
  • Mucopolysaccharidoses (MPS) Storage Diseases
  • Mucopolysaccharidoses (MPS) Storage Diseases
  • Mucopolysaccharidoses (MPS)
  • Hurlers's Syndrome (MPS-IH)
  • Scheie Syndome (MPS-IS)
  • Hunters's Syndrome (MPS-II)
  • Sanfilippo Syndrome (MPS-III)
  • Morquio Syndrome (MPS-IV)
  • Maroteaux-Lamy Syndrome (MPS-VI)
  • Sly Syndrome, Beta-Glucuronidase Deficiency (MPS-VII)
  • Mucolipidosis II (I-cell Disaese)
  • Leukodystrophy Disorders
  • Adrenoleukodystrophy (ALD) /
  • Adrenomyeloneuropathy (AMN)
  • Krabbe Disease (Globoid Cell Leukodystrophy)
  • Metachromatic Leukodystrophy
  • Lysomal Storage Diseases
  • Gaucher Disease
  • Niemann-Pick Disease
  • Sandhoff Disease
  • Tay-Sachs Disease
  • Wolman Disease
  • Other Disorders
  • Lesch-Nyhan Syndrome
  • Osteopetrosis
  • Transplants for Disorders of Cell Proliferation - Histiocytic Disorders
  • Familial Erythrophagocytic Lymphohistiocytosis
  • Haemophagocytosis
  • Langerhans Cell Histiocytosis (LCH or Histiocytosis-X)
  • Gene Therapy
  • Glanzmann Thrombasthenia
  • Severe Combined Immunodeficiency (SCID)
  • SCID with Adenosine Deaminase Deficiency (ADA-SCID)
  • SCID which is X-linked
  • Cellular Cardiomyoplasty
  • Regeneration of damaged heart muscle by infusing stem cells or promoting their growth following myocardial infarction
  • Auto Immune Diseases
  • Diabetes Type 1
  • Lupus
  • Transplants for diseases of the Central Nervous System
  • Cerebral Palsy
  • Multiple Sclerosis (MS)


Fonti Articolo


Articolo su Nature in lingua originale


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mercoledì 6 aprile 2011

Nobel Carlo Rubbia andrà in Spagna


Il premio Nobel Carlo Rubbia 

andrà in Spagna a realizzare

 la centrale solare termodinamica che l'Italia gli ha negato


Il premio nobel per la fisica e presidente dell’Enea Carlo Rubbia ha espresso «forti perplessità» sullo studio effettuato dalla Sogin che poi ha portato ad individuare a Scanzano il territorio ideale per la realizzazione del deposito nazionale di scorie nucleari.
Rubbia ha espresso il suo parere in Commissione ambiente alla Camera sottolineando che lo studio è stato effettuato in un tempo troppo breve, rispetto ad altri analoghi all’estero, e si è fondato solo su materiale bibliografico e non anche su indagini tecnico-sperimentali.
Rubbia sostiene inoltre che «non corrisponde alla realtà l’affermazione in base alla quale il sito di Scanzano sarebbe un caso unico», con caratteristiche praticamente identiche a quelle di un sito che dal 1999 è operativo negli Usa (il sito Wipp nel New Mexico).
Rubbia ha poi precisato che «la selezione di quest’area in Basilicata non è in alcun modo correlabile al lavoro svolto dalla task force dell’Enea per conto della protezione civile che aveva come scopo quello di individuare le aree idonee per ospitare un deposito superficiale (e non geologico!) per le scorie di seconda categoria (e non di terza categoria!)».
Rubbia afferma poi che «non presenta solide basi scientifiche e non rientra in alcuna logica gestionale consolidata» la considerazione dello studio secondo cui «il sito di Scanzano verrebbe utilizzato nell’immediato per lo smaltimento dei rifiuti di seconda categoria e, contemporaneamente, come laboratorio per indagini sitologiche più approfondite, anche mediante l’installazione di un laboratorio sotterraneo, per la verifica dell’idoneità ad ospitare anche la terza categoria ed i combustibili irraggiati».
Secondo Rubbia le esperienze di altri Paesi evidenziano che «le fasi di indagini» sui siti «devono necessariamente precedere qualsiasi messa a dimora di rifiuti radioattivi di qualsiasi categoria». Il presidente dell’Enea rimarca poi il fatto che se il sito di Scanzano non dovesse rivelarsi idoneo ad accogliere le scorie di terza categoria, ma solo quelle di seconda, «risulterebbe sproporzionato allo scopo». Rubbia boccia l’ipotesi, presente nel decreto originario, ma poi rientrata, di stoccare comunque in via provvisoria a Scanzano i rifiuti provenienti da altre località. Tale operazione «richiederebbe delle opere di protezione e tempi di realizzazione comunque confrontabili con quelli necessari per gli opportuni miglioramenti dei siti attuali».
Lo studioso accenna poi al problema dei numerosi trasporti «essi stessi fonte di notevole rischio e preoccupazioni». Da tutto ciò discende, secondo il fisico, «l’opportunità di portare a termine senza indugio e in maniera efficace i programmi in corso sui rispettivi siti finalizzati ad aumentare i livelli di sicurezza attuali». 



Ma il fisico Carlo Rubbia già qualche tempo fa si era espresso sul problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi. Vengono qui sotto riportate le esatte parole di Carlo Rubbia:
«Si apre a questo punto grave problema dell'eliminazione dei rifiuti radioattivi. Con vari metodi sono inceneriti, triturati, macinati, pressati, vetrificati e inglobati in fusti impermeabili a loro volta disposti in recipienti di acciaio inossidabile, veri e propri sarcofaghi in miniatura.
Queste "vergogne" dell'energia nucleare vengono nascoste nelle profondità sotterranee e marine. Non abbiamo la minima idea di quello che potrebbe succedere dei fusti con tonnellate di sostanze radioattive che abbiamo già seppellito e di quelli che aspettano di esserlo. Ci liberiamo di un problema passandolo in eredità alle generazioni future, perché queste scorie saranno attive per millenni.
La sicurezza assoluta non esiste neppure in quest'ultimo stadio del ciclo nucleare. I cimiteri radioattivi possono essere violati da terremoti, bombardamenti, atti di sabotaggio. Malgrado tutte le precauzioni tecnologiche, lo spessore e la resistenza dei materiali in cui questi rifiuti della fissione sono sigillati, la radioattività può, in condizioni estreme, sprigionarsi in qualche misura, soprattutto dai fusti calati nei fondali marini. Si sono trovate tracce di cesio e di plutonio e altri radioisotopi nella fauna e nella flora dei mari più usati come cimiteri nucleari. Neppure il deposito sotterraneo, a centinaia di metri di profondità può essere ritenuto secondo me, completamente sicuro. Sotto la pressione delle rocce, a migliaia di anni da oggi, dimenticate dalle generazioni a venire, le scorie potrebbero spezzarsi o essere assorbite da un cambiamento geologico che trasformi una zona da secca in umida, entrare quindi nelle acque e andare lontano a contaminare l'uomo attraverso la catena alimentare. A mio parere queste scorie rappresentano delle bombe ritardate. Le nascondiamo pensando che non ci saremo per risponderne personalmente.




Il premio Nobel Carlo Rubbia andrà in Spagna a realizzare la centrale solare termodinamica che l'Italia gli ha negato.

Il nobel italiano, presidente ENEA fino a pochi mesi fa, ha deciso di partecipare alla realizzazione della prima centrale termodinamica solare in Spagna. Il progetto è conosciuto con il nome di "Progetto Archimede" e, negli ultimi anni, è stato portato avanti da Rubbia in Italia senza alcun successo.

La prima centrale solare termodinamica doveva essere costruita a Priolo, in Sicilia. L'idea riprende il famoso principio degli specchi ustori di Archimede e, non a caso, sarebbe dovuto essere realizzato in Sicilia tramite un progetto Enel-Enea. Non parliamo di fotovoltaico . Nel progetto di Rubbia gli specchi concentrano la luce solare in un unico punto-caldaia producendo calore e quindi energia.

Il progetto Archimede era il frutto di tre anni di studio e non avrebbe richiesto fondi pubblici. La realizzazione della centrale avrebbe beneficiato del finanziamento bancario.

Purtroppo il progetto Archimede è rimasto sospeso nel nulla per un anno e mezzo, bloccato dall'immobilismo governativo. E' questo quello che si apprende in un'intervista rilasciata da Carlo Rubbia al quotidiano LaRepubblica:

"Abbiamo chiesto un anno e mezzo fa di avere una risposta semplice. Ci voleva qualcuno nel ministero delle Attività produttive e dell'Ambiente che dicesse 'il solare termodinamico che voi avete progettato è verde, pulito, come l'energia eolica o il solare fotovoltaico '. Ma essendo una cosa nuova nessuno ha voluto esprimersi." ha dichiarato Carlo Rubbia (fonte Ansa 23 settembre 2005).

Nel frattempo la Spagna ha equiparato per legge il solare termodinamico alle fonti rinnovabili pulite ed ha avviato la realizzazione industriale della centrale solare.

Risultato: Rubbia, recentemente licenziato dalla guida dell'ENEA per aver rilasciato dichiarazioni critiche sullo stato della ricerca in Italia, farà i bagagli per andare in Spagna a realizzare la centrale di Archimede.

In passato l'Italia ha perso molti treni... e molti cervelli. Un trend che sembra destinato a durare ancora per molto tempo, purtroppo.

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venerdì 1 aprile 2011

Energie alternative, creata la foglia artificiale




l'energia prodotta è ben 10 volte superiore a quella della fotosintesi naturale
Energie alternative:
 creata la «foglia» artificiale.

 «Riscalda da sola una casa»
Sviluppata dagli scienziati del Mit potrebbe rivoluzionare il settore soprattutto nei Paesi in via di sviluppo


Una foglia artificiale che riscalda un intero appartamento. Alcuni studiosi l’hanno già definita «il Santo Graal della scienza» e affermano che grazie al suo ulteriore sviluppo ogni casa del futuro potrebbe riuscire a produrre autonomamente l’energia elettrica di cui ha bisogno. Questa cella solare, sviluppata da un gruppo di ricerca del Massachusetts Institute of Technology (Mit) guidato dal professor Daniel Nocera e presentata al 241esimo meeting nazionale dell’American Chemical Society ad Anaheim, in California, è grande più o meno quanto una carta da gioco e riproduce il processo di fotosintesi clorofilliana delle piante trasformando la luce del sole e l’acqua in energia. Ma con una sostanziale differenza: l’energia prodotta dalla foglia artificiale è 10 volte superiore a quella creata dalla fotosintesi naturale. 

PAESI IN VIA DI SVILUPPO

 - Come racconta il tabloid britannico Daily Mail non è la prima volta che degli scienziati portano a termine un’invenzione del genere. Circa dieci anni fa John Turner, ricercatore del «U.S. National Renewable Energy Laboratory» di Boulder, in Colorado, aveva creato il primo prototipo di foglia artificiale, ma il suo costo era troppo elevato e l’energia prodotta era scarsa. La cella del Mit invece risulta davvero singolare: piazzata in un recipiente pieno d’acqua ed esposto al sole essa impiega dei materiali relativamente a buon mercato come catalizzatori fatti di nichel e di cobalto che sono in grado di accelerare le reazioni chimiche e di dividere l’acqua nei suoi due componenti principali, idrogeno e ossigeno. Una volta separati, i due elementi vengono inviati in una cella a combustibile e utilizzati per creare energia elettrica. Gli studiosi stimano che oggi con meno di 4 litri d’acqua la foglia artificiale riesca a produrre l’elettricità necessaria per riscaldare una casa in un Paese in via di sviluppo. Nei test portati avanti dagli scienziati del Mit la foglia artificiale ha dimostrato di poter funzionare continuamente per almeno 45 ore senza alcun calo di attività. 

COMMERCIALIZZAZIONE

 - L’invenzione è pronta per essere commercializzata. Il gigante automobilistico indiano Tata ha già sottoscritto un accordo con i ricercatori del Mit per costruire nei prossimi 18 mesi una piccola centrale elettrica, grande quanto una cella frigorifera. Per adesso lo sguardo è rivolto principalmente ai paesi in Africa e in Asia, ma ulteriori sviluppi di questa tecnologia la potrebbero rendere efficiente anche in Occidente: «Il nostro scopo è quello di fare in modo che ogni casa abbia la propria centrale elettrica - spiega al sito web Wired Daniel Nocera, professore di chimica al Mit - Si possono immaginare interi villaggi in India e in Africa che riescono a produrre tutta l’energia di cui hanno bisogno utilizzando questa nuova tecnologia».

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