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martedì 13 dicembre 2011

Il cervello impara a sua insaputa





Il cervello impara a sua insaputa 


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http://www.nsf.gov/news/news_videos.jsp?cntn_id=122523&media_id=71600

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Lo spiegano gli scienziati della Boston University e degli Atr Computational Neuroscience Laboratories di Kyoto
Il cervello di uomo riceve impulsi dall’esterno e il corpo comincia a svolgere funzioni che fino ad allora non era mai stato capace di svolgere così bene. Sembra la scena di un film di fantascienza. Ma presto, in un futuro non molto remoto, potrebbe diventare realtà.
IMPULSO DALL’ESTERNO - Stando una ricerca pubblicata sulla rivista Science grazie alla tecnologia, senza aver bisogno di uno sforzo cosciente,  si potrebbe imparare a suonare il pianforte, a ridurre lo stress mentale, a colpire con precisione una palla. Lo studio si rifà ad alcuni esperimenti condotti presso la Boston University e gli Atr Computational Neuroscience Laboratories di Kyoto, in Giappone. E’ stato dimostrato come attraverso la corteccia visiva primaria, i ricercatori possono indurre schemi di attività cerebrale capaci di soddisfare un obiettivo precedentemente conosciuto e migliorare delle prestazioni su ‘compiti’ visivi. L’operazione avverrebbe attraverso l’utilizzo della risonanza magnetica funzionale fMRi, cioè dell’imaging a risonanza magnetica utilizzato per valutare la funzionalità di un organo o un apparato.
CERVELLO MODIFICATO – Il metodo consentirebbe, ad esempio, di apportare al cervello delle modifiche capaci di equiparare alcune caratteristiche cerebrali a quelle di un atleta ad alte prestazioni in modo da consentire un più rapido recupero da infortuni o malattie. “Le aree visive degli adulti sono sufficientemente plastiche per causare un apprendimento percettivo visivo”, ha affermato il principale autore dello studio, il neuroscenziato Takeo Watanabe della Boston University. Il risultato, dicono i ricercatori, è un nuovo approccio nell’apprendimento, ed è capace di realizzare un miglioramento di lungo periodo delle funzioni che richiedono una prestazione visiva.
L’INTERROGATIVO – Le perplessità non mancano. Il miglioramento delle proprie funzioni visive può avvenire anche senza che la persona sottoposta al test sia consapevole di essere sottoposta ad un intervento sul suo cervello. Uno scenario allarmante che farà discutere più di ogni cosa quando sarà il momento di usufruire della scoperta. La ricerca è stata sostenuta dalla National Scince Foundation, dal National Institute of Health e dal ministero dell’Istuzione e della Cultura giapponese.

  Dario Ferri

http://www.giornalettismo.com/archives/178115/il-cervello-imparera-a-sua-insaputa/


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giovedì 8 dicembre 2011

TUMORI, TROVATA PROTEINA RESPONSABILE DELLE METASTASI


TUMORI

TROVATA PROTEINA RESPONSABILE 

DELLE METASTASI


 (AGI) - Londra, 7 dic. - Un gruppo di ricercatori dell'Istituto svizzero per la ricerca sperimentale sul cancro (ISREC), al Politecnico di Losanna, ha isolato una proteina indispensabile affinche' il tumore riesca a sviluppare metastasi. Non solo.
  Gli stessi studiosi sono riusciti a creare un anticorpo che rende 'inoperativa' questa proteina, conosciuta come 'pirosteina'. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista 'Nature'. Le cellule tumorali possono diffondersi in tutto il corpo, anche se non sempre danno luogo a metastasi. Queste cellule infatti non sono tutte uguali: solo alcune, conosciute come 'cellule staminali del cancro', possono innescare metastasi. Prima di farlo pero' devono stabilirsi in un posto, in una nicchia favorevole al loro sviluppo. I ricercatori svizzeri sono stati in grado quindi di dimostrare quali siano le con dizioni indispensabili che permettono al tumore di diffondersi. "In particolare siamo riusciti - ha spiegato Joerg Huelsken, autore dello studio - a isolare una proteina, la periostina, nelle nicchie dove si sviluppano le metastasi.
  Senza questa proteina le cellule staminali del cancro non possono sviluppare metastasi". Lo studio e' stato condotto su topolini. Ebbene, quelli che non hanno la proteina sono stati resistenti alla formazione delle metastasi. "Abbiamo sviluppato un anticorpo - hanno riferito i ricercatori - che aderisce a questa proteina rendendola inoperativa, e speriamo in questo modo di essere in grado di bloccare il processo di formazione delle metastasi". Non e' detto pero' che funzioni allo stesso modo per gli esseri umani: "Non siamo nemmeno sicuri se saremo in grado di trovare un anticorpo equivalente per gli esseri umani", hanno precisato i ricercatori. (AGI) Red/Gav


 http://www.agi.it/research-e-sviluppo/notizie/201112071921-eco-rt10217-tumori_trovata_proteina_responsabile_delle_metastasi


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venerdì 4 novembre 2011

Marte , concluso il primo viaggio virtuale



Marte 

concluso il primo viaggio virtuale




C'è vita sul Pianeta rosso - VIDEO -
Sonda della Nasa trova su Marte tracce di acqua.
http://www.lettera43.it/video/22745/c-e-vita-sul-pianeta-rosso.htm

L'oro (azzurro) di Marte

Così una speciale sonda dell'agenzia spaziale statunitense Nasa ha svelato tracce di acqua su Marte dando credito alle ipotesi di una possibile vita aliena sul Pianeta rosso.


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Gli astronauti hanno rivisto la luce dopo 520 giorni di isolamento.

Si è conclusa la prima missione su Marte, anche se è stata in Russia. La simulazione dello sbarco sul Pianeta rosso è giunta al termine dopo ben 520 giorni vissuti in isolamento dai sei astronauti protagonisti dell'esperimento. La finta astronave, nella sede dall'Istituto russo per i problemi biomedici alla periferia di Mosca, ha finalmente aperto il portello e tutti i membri dell'equipaggio hanno potuto rivedere la luce. L'italo-colombiano Diego Urbina è uscito sorridente insieme ai compagni di viaggio russi Alexandr Smoleevskiy, Alexey Sitev, Sukhrob Kamolov, il francese Romain Charles e il cinese Wang Yue.
UN GRANDE BALZO PER L'UMANITÀ. Ad accoglierli c'era una piccola folla che comprendeva molti giornalisti, ai quali Urbina ha parlato sia in italiano che in spagnolo: «Oggi è una giornata molto bella, abbiamo partecipato alla simulazione più lunga della storia e abbiamo simulato sulla Terra un viaggio nello spazio per fare in modo che l'umanità possa vedere l'alba su un altro pianeta».
Iniziato il 3 giugno del 2010, l'esperimento è stato condotto dall'Ibmp e dall'Agenzia spaziale europea (Esa). Durante i 17 mesi di Mars 500, sono stati simulati viaggi su Marte, tra cui l'esplorazione del pianeta e il viaggio di ritorno, con l'obiettivo di testare le conseguenze che un lungo isolamento del genere possa avere sugli astronauti. Insomma, come diceva Neil Armstrong dalla Luna, è stato un grande balzo per l'umanità.



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Diego Urbina (@diegou) takes us on tour inside the Mars500 facilities - see how the crew are living and working for the next 17 months in isolation.
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2011: odissea su Marte

Stress da Pianeta rosso nella simulazione dello sbarco.

di Barbara Ciolli
Articolo completo

Terra-Marte andata e ritorno sarà un viaggio di almeno 520 giorni. Ma l’uomo, per ora, è troppo debole per farlo. «Siamo allo stremo», «mentalmente esausti», «vogliamo rivedere le nostre famiglie e il sole», hanno raccontato i sei 'marzionauti' agli scienziati che, da 16 mesi, li osservano nel loro isolamento.
Dal giugno del 2010 due europei, tre russi un cinese vivono sigillati in un’astronave-container a Mosca, per compiere la simulazione spaziale Mars500 del primo arrivo dell’uomo sul Pianeta rosso, realizzata dalla Russian academy of science, in collaborazione con l'European space agency (Esa).
BIORITMI ALTERATI. Solo il 4 novembre prossimo gli astronauti rimetteranno virtualmente piede sulla Terra, dopo aver simulato lo sbarco su Marte nello scorso febbraio, uscendone però a pezzi.
Il disagio dei 'marzionauti', infatti, non è stato solo stress psichico. I medici del Centro aerospaziale tedesco (Dlr) che hanno vigilato sul loro stato di salute hanno rilevato infatti anche «significativi cambiamenti nei bioritmi».

La spedizione virtuale dei sei astronauti

Le misurazioni delle temperature corporee degli astronauti hanno dimostrato che i sei volontari, tutti di età tra i 26 e i 38 anni, avrebbero voluto mangiare, dormire e lavorare in altri orari rispetto a quelli predisposti dalla cabina di comando sulla terra.
Uno sfasamento dovuto al fatto che i partecipanti «risentivano ancora dei ritmi preimpostati dall'esterno, nonostante il loro corpo, allontanandosi nello spazio, volesse comportarsi altrimenti», ha precisato Peter Graf, dell'Istituto di Medicina aerospaziale del Dlr.
Ovvio che, se anche uno solo di loro avesse deciso di abbandonare la navicella, avrebbe potuto farlo in qualsiasi momento.
GRANDE FRATELLO SPAZIALE. «Da mesi non vedono il sole e sono abbastanza pallidi», ha proseguito Graf, «ma siamo sicuri che resteranno fino all'ultimo. Sono motivati e, nonostante le difficoltà, hanno dimostrato uno straordinario spirito di gruppo».
Come in una sorta di Grande fratello spaziale, gli abitacoli dei sei pionieri sono sorvegliati 24 ore su 24 dalle telecamere, a esclusione della toilette e di una saletta privata. Gli unici spazi off-limit di una navicella di quattro moduli, per un totale di 550 metri cubi, sigillata ermeticamente.

Cronaca di un anno e mezzo di vita marziana

L'anno e mezzo di vita degli astronauti è stata monotono, trascorso gomito a gomito tra il divano, la cucina della navicella e un’ora al giorno di esercizi agli attrezzi, per prepararsi allo sbarco.
Per i sei 'marzionauti' non è stato facile resistere e, per assisterli, il team dell’Esa ha predisposto anche assistenza psicologica. Solo che, per comunicare a distanza, quando si trovavano nell’orbita di Marte ogni messaggio ha impiegato 20 minuti - il tempo della velocità della luce - per raggiungere la Terra.
Faticosi segnali di fumo che, tuttavia, avvicinandosi al pianeta, renderanno più leggero quest’ultimo mese di volo verso Mosca.
LE FESTE MARZIANE. Ma ci sono stati anche dei bei momenti sulla navicella prima che lo sconforto prendesse il sopravvento.
L’ingegnere Diego Urbina, il 27enne italo-colombiano reclutato per l’esperimento, per esempio, ha cucinato piatti 'marziani' e festeggiato il suo compleanno quasi come se fosse a casa sua.
LA SCIENZA HA FEDE. Troppo deboli, questi novelli Yuri Gagarin selezionati nel pieno delle loro forze, per coronare il sogno di una nuova vita sul pianeta più simile alla Terra?
Gli scienziati restano ottimisti: prima di uno sbarco vero su Marte, passeranno decenni. Nel frattempo, anche grazie a queste simulazioni, saranno stati fatti passi da gigante sulle tecnologie. E per fortificare sistema immunitario dell’uomo.

FONTE
http://www.lettera43.it/attualita/26156/2011-odissea-su-marte.htm

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venerdì 14 ottobre 2011

Squalo ciclope trovato in Messico




Fotografie per gentile concessione Marcela Bejarano-Álvarez



 Squalo ciclope trovato in Messico



Si tratta di un feto di squalo bruno con una rara anomalia congenita, la ciclopia. Ha un solo occhio centrale ed è affetto da albinismo. Per i ricercatori non sarebbe sopravvissuto a lungo

 Ritrovamento unico


È stato rinvenuto in Messico: il feto di uno squalo, lungo 56 centimetri, con un occhio solo ma perfettamente funzionante.

L'animale era affetto da ciclopia, un'anomalia congenita caratteristica dei vertebrati che consiste nella presenza di un'unica cavità orbitaria più o meno completa localizzata in mezzo alla fronte.

La scoperta è stata effettuata dal pescatore Enrique Lucero León, che aveva catturato una femmina incinta di  squalo bruno (Carcharhinus obscurus) vicino Cerralvo Island, nel Golfo della California. Quando ha aperto la sua preda, León ha trovato il feto anomalo assieme ad altri nove perfettamente sani.

La notizia è arrivata al biologo Felipe Galván-Magaña, del Centro interdisciplinare di Scienze Marine di La Paz, in Messco, e alla collega Marcela Bejarano-Álvarez, i quali hanno preso in prestito l'esemplare per poterlo studiare; l'hanno sottoposto a radiografie e l'hanno confrontato con altri casi di ciclopia per confermare che costituisse davvero un caso di questa rara malattia in uno squalo.

Già in passato erano stati documentati altri casi di squali affetti da ciclopia, dice l'esperto Jim Gelsleichter della University of North Florida in Jacksonville, ma il fatto che si trattasse sempre di feti fa desumere che questi animali non siano in grado di sopravvivere autonomamente.

 http://www.nationalgeographic.it/natura/2011/10/14/foto/lo_squalo_ciclope-568894/1/


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IMAGO 

Termine introdotto da C.G. Jung (1875-1961), con riferimento a un’Imago ‘materna’, ‘paterna’, ‘fraterna’ e divenuto di uso comune in psicanalisi. Caratterizzata come ‘rappresentazione o immagine inconscia’, l’Imago è piuttosto uno schema immaginario, un prototipo inconscio che orienta in maniera specifica il modo in cui il soggetto percepisce l’altro, ne orienta cioè le proiezioni. Formatasi sulla base delle prime relazioni del bambino con l’ambiente familiare, l’Imago non va peraltro considerata come correlato di figure reali, ma presenta carattere fantasmatico; così a un’Imago genitoriale minacciosa e terribile possono corrispondere genitori reali estremamente miti...leggi tutto -

 Pagina delle IMAGO 

 http://mundimago.org/imago.html





Le 12 costellazioni dello Zodiaco, che si trovano lungo l'eclittica, 
e vengono quindi percorse dal Sole nel suo moto apparente sulla volta celeste durante l'anno ...QUI - http://www.mundimago.org/costellazioni.html



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martedì 27 settembre 2011

Fumo , trovata la proteina della dipendenza







Fumo 

trovata la proteina della dipendenza

Lo annuncia il Journal of Neuroscience. Lo studio dimostra che l'eliminazione del recettore cerebrale annulla il desiderio



 L'eliminazione di una proteina nel cervello blocca gli effetti della nicotina. Ad annunciarlo  il Journal of Neuroscience, che ha pubblicato uno studio che dimostra che senza questa molecola i tipici fenomeni che generano la dipendenza dal fumo - in particolare le proprietà anti-ansia e i meccanismi di ricompensa attivati dalla nicotina - vengono inibiti.
Questa scoperta apre nuove possibilità nella terapia della dipendenza dalle sigarette: "Questi risultati dimostrano che le proprietà di ricompensa e anti-ansiogene della nicotina, ritenute fondamentali nello sviluppo della dipendenza, sono associate all'attività di un solo gruppo di cellule nervose", spiega Paul Kenny, esperto di tossicodipendenze dello Scripps Research Institute (Jupiter, Stati Uniti).
La proteina in questione è un recettore per la nicotina chiamato recettore alfa4 nicotinico, localizzato in diverse aree cerebrali, ma di cui è sufficiente la rimozione dall'area tegmentale ventrale - la zona del cervello che controlla le dipendenze in cui sono presenti le cellule che producono dopamina, neurotrasmettitore responsabile dei meccanismi di ricompensa - perché i topi siano meno propensi a cercare nicotina e ad avere i comportamenti ansiosi tipici dell'astinenza.

http://www.donnesulweb.it/biotech/ricerca-fumo-trovata-la-proteina-della-dipendenza.html


Il Tabacco ogni anno uccide 6 milioni di persone


Circa 12 milioni. Sono gli amanti delle ‘bionde’ nel nostro Paese: “aficionados” della sigaretta che non intendono rinunciare al vizio nonostante i danni provocati dal fumo alla salute siano ormai noti, e nonostante l’Italia sia tra le prime nazioni ad aver adottato misure di protezione per la salute dei non fumatori con la legge Sirchia del 2003 sul divieto di fumo nei luoghi pubblici. Proprio per rilanciare il messaggio che il fumo uccide, si celebra oggi in tutto il mondo la “Giornata senza tabacco” promossa dall’Oms.
I numeri resi noti dall’Organizzazione mondiale della Sanità non possono non colpire: il tabacco continua ad uccidere quasi 6 milioni di persone l’anno, tra le quali 600mila sono vittime del fumo passivo, e nel 2030 le vittime del tabacco potrebbero raggiungere gli 8 milioni. E se la prevalenza di fumatori è in calo in alcuni Paesi, rileva l’Oms, in altri i numeri continuano a crescere e il vizio contagia soprattutto i giovani. La prevenzione e la sensibilizzazione rappresentano dunque le armi decisive contro il fumo da sigaretta, una delle principali cause di patologie quali cancro e cardiopatie.
Nonostante le campagne di sensibilizzazione, è in aumento il numero degli italiani che fuma. Nel nostro Paese ha il vizio delle “bionde” il 22,7% dei cittadini sopra i 15 anni: 6,5 milioni sono uomini, 5,3 milioni donne. Solo l’anno scorso la percentuale di fumatori era il 21,7%: in pratica, oggi fumano 500 mila persone in più rispetto al 2010. Sono i dati aggiornati di un’indagine Doxa per conto dell’Istituto superiore di sanità, in collaborazione con la Lega italiana lotta tumori (Lilt) e l’Istituto Mario Negri.
Nel mondo, sono ben 170 i Paesi che hanno aderito alla Convenzione quadro sul controllo del Tabacco, entrato in vigore nel 2005 e scelta dall’Oms come tema della “Giornata Mondiale senza Tabacco” di quest’anno. Il trattato riafferma il diritto di tutte le persone al più alto standard di salute e vincola i Paesi che vi hanno aderito con impegni precisi, tra i quali: proteggere le persone dall’esposizione al fumo, informarle dei rischi, aiutare tutti coloro che vogliono smettere di fumare.

Il fumo danneggia la memoria, chi smette la recupera
Il fumo è nemico della nostra memoria: può provocare la perdita di circa un terzo dei ricordi quotidiani. Lo dimostra una ricerca della Northumbria University di Newcastle (Regno Unito), pubblicata da Drug and Alcohol Dependence, da cui emerge anche che, però, smettere di fumare può far tornare la memoria a livelli simili a quelli che caratterizzano i non-fumatori.
“Questo è il primo studio che si è prefissato di esaminare se lo smettere di fumare possa avere degli effetti sulla memoria – precisa Tom Heffernan del Drug and Alcohol Research Group, coordinatore delle ricerche -.
Sapevamo già che abbandonare il vizio ha enormi effetti benefici per l’organismo, ma questo studio dimostra che smettere di fumare può essere positivo anche per le funzioni cognitive”.


Fumo, effetti cancerogeni già dopo 15 minuti
Basta una sigaretta per assimilare sostanze tossiche in grado di innescare mutazioni genetiche all’origine di alcuni tumori. A dimostrarlo uno studio dell’ Università del Minnesota pubblicato dalla rivista Chemical Research in Toxicology.
I ricercatori hanno tracciato il percorso degli IPA (idrocarburi policilici aromatici) agenti cancerogeni contenuti nel tabacco, presenti anche negli impianti che bruciano il carbone e nei cibi carbonizzato sui barbecue, e ha scoperto che i danni genetici da essi provocati non impiegano anni o mesi a manifestarsi, ma minuti.
A 12 volontari è stato chiesto di fumare delle sigarette contenenti un particolare isotopo del fenantrene, uno degli Ipa, più facile degli altri da tracciare una volta inalato. Lo studio ha dimostrato che il fenantrene forma nel sangue un derivato, il diolo epossido, conosciuto perché provoca mutazioni nel Dna che possono portare al cancro, ma quello che ha sorpreso i ricercatori è stato il tempo trascorso tra l’inalazione e la comparsa del composto, che è stato al massimo di 15-30 minuti.
“E’ la prima volta che uno studio definisce la via seguita dagli Ipa nel metabolismo – scrivono gli autori – e questi risultati sono un monito molto severo a chi sta pensando di iniziare a fumare”.

Fumo, chi smette in gravidanza annulla effetti negativi su feto
Smettere di fumare è sempre possibile, ma quando si pianifica una gravidanza diventa urgente, indispensabile, se non si vogliono compromettere le condizioni di salute del nascituro. Tuttavia una buona notizia arriva oggi per le mamme che decidono di compiere il passo proprio all’ultimo minuto: le future mamme fumatrici che smettono durante la gravidanza danno alla luce bambini sani e con lo stesso peso di quelli nati da mamme non fumatrici. È quanto emerge da uno studio presentato da Nick Macklon dell’University of Southampton (Regno Unito) nel corso dell’European Society of Human Reproduction and Embryology svoltosi a Stoccolma(Svezia), da cui emerge che gli effetti negativi del fumo, per il bebè in arrivo, si possono cancellare se si smette con il vizio durante la gestazione.
Un ridotto peso alla nascita è l’effetto più comune del fumo materno durante la gravidanza a cui si aggiungono, in alcuni casi, anche il rischio di parti prematuri e di disturbi connessi allo sviluppo cerebrale. Le madri fumatrici, spiegano i ricercatori, sono sempre state incoraggiate a smettere di fumare una volta rimaste incinte anche se, fino ad oggi, c’erano poche evidenze che rinunciare all’ultimo momento potesse avere effetti positivi sul nascituro.
Il risultato arriva da uno studio condotto su 50 mila donne in gravidanza seguite all’University Medical Centre di Southampton tra il 2002 e il 2010: i ricercatori hanno identificato sette gruppi di donne – non fumatrici, che avevano smesso da più di un anno prima del concepimento, che avevano smesso da meno di un anno prima del concepimento, che hanno smesso una volta che la gravidanza è stata confermata, che hanno continuato a fumare 10 sigarette al giorno, tra le 10 e le 20 al giorno, più di 20 al giorno – e hanno incrociato i dati raccolti con i parametri dei neonati.



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mercoledì 24 agosto 2011

Scoperta causa della Sla

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Scoperta causa della Sla

speranza per nuove cure

Individuato il meccanismo che sta all'origine

della 

sclerosi laterale amiotica




Un gruppo di ricercatori della Northwestern University Feinberg School of Medicine ha individuato il meccanismo che sta all'origine della sclerosi laterale amiotrofica, malattia degenerativa e progressiva del sistema nervoso comunemente conosciuta sotto l’acronimo di Sla. La causa della malattia starebbe in un difetto nel modo in cui le cellule nervose del cervello riciclano le proteine che dovrebbero costituire la propria struttura.
In questo modo sarà possibile mettere a punto una terapia adeguata che non sia un semplice palliativo e che regolino il percorso delle proteine nel sistema nervoso. I risultati dello studio dei ricercatori americani sono stati pubblicati sulla rivista Nature.
L’articolo spiega come la malattia sembri essere causata da una disfunzione del sistema di riciclaggio cellulare. In pratica le cellule cerebrali non riescono più a riparare i loro eventuali malfunzionamenti e cominciano a danneggiarsi.


I calciatori colpiti dalla Sla


La sclerosi laterale amiotrofica colpisce circa 350mila persone in tutto il mondo, di ogni età, ed almeno la metà dei pazienti muoiono entro tre anni dalla sua manifestazione. La Sla è anche nota per la sua maggiore incidenza nel mondo dei giocatori di calcio (secondo gli ultimi calcoli ben 24 volte superiore al resto della popolazione). Tra i calciatori colpiti dalla malattia si ricordano in particolare Stefano Borgonovo (nella foto con David Beckham) e Gianluca Signorini.

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sabato 13 agosto 2011

La Nasa scopre che su Marte c'è acqua



La Nasa scopre che su Marte c'è acqua



Gli scienziati della NASA hanno scoperto che su Marte scorre acqua di mare durante i mesi più caldi, facendo cosi aumentare le possibilità che la vita esista sul pianeta rosso: cosi ha detto giovedi l'agenzia spaziale. Oltre un decennio fa la NASA trovò per la prima volta segni di acqua su Marte, ma le indicazioni precedenti erano che qualsiasi acqua ivi esistente dovesse essere ghiacciata e concentrata ai poli.
L'analisi delle recenti immagini del satellite NASA in orbita, Mars Reconnaissance Orbiter, mostra strutture scure a forma di dito che si estendono oltre alcuni pendii e pareti di crateri sul pianeta, durante la sua tarda primavera - estate che svaniscono poi nell'inverno marziano.
“Questa è la migliore evidenza attuale che ora esiste acqua liquida su Marte”, ha detto Philip Christensen, geofisico alla Arizona State University, Tempe, in un pannello NASA che annunciava a Washington le scoperte.
Gli scienziati NASA credono che se c'è acqua liquida su Marte, questa deve essere molto salina e sotto la superficie. Questo spiegherebbe perché non ghiaccia alle temperature rigide del pianeta, che possono arrivare fino a -128° C o evaporare alla sua bassa pressione aerea.
“È più come uno sciroppo, forse, nel modo in cui scorre”, ha detto Alfred McEwen della University of Arizona, Tucson, principale ricercatore responsabile di una telecamera speciale sul Mars orbiter, che si chiama High Resolution Imaging Science Experiment (Esperimento scientifico di immagini ad alta risoluzione). È anche l'autore principale di un resoconto sull'evidenza di acqua fluida, pubboicato giovedi sul giornale Science.
MEGLIO DEL GHIACCIO
Gli scienziati del pannello NASA hanno sottolineato che l'acqua liquida è più probabile che sostenga la vita, al contrario del ghiaccio, rievidenziando l'importanza di questa ultima scoperta.
Le scoperte NASA del passato, hanno mostrato evidenza di antiche linee costiere e rive di fiumi su Marte. Le analisi delle gole sul pianeta rosso, 5 anni fa, rivelarono giovani giacimenti di minerali cosa che suggerì le recenti acque liquide, ma non fornì prove categoriche di questo, questo quanto hanno detto gli scienziati.
L'ultima scoperta è più difficile da spiegare, a parte l'evidenza che le acque sono fluide, a detto Michael Meyer, scienziato guida alla NASA, del programma di esplorazione su Marte.
Un'altra possibilità da tenere in considerazione per il periodico oscuramento nelle aree esaminate è la polvere che si muove lungo la superficie del pianeta, ha detto McEwen che ha aggiunto che le valanghe di polvere avverrebbero ad intervalli più irregolari, piuttosto che su base stagionale.
GLi scienziati facenti parte del pannello di questa ricerca hanno detto che l'ultima evidenza di acqua fluida come dalle immagini, suggerisce anche che esista acqua liquida anche più vicino all'equatore del pianeta, diversamente a quanto scoperto prima.
Qualsiasi acqua liquida molto probabilmente sarebbe al di sotto della superficie perché l'atmosfera su Marte è cosi sottile che acque al di sopra facilmente evaporerebbero.
“Sulla terra alcuni organismi prosperano nel sottosuolo, con poco accesso alla luce solare: la stessa cosa potrebbe avvenire su Marte”, ha detto Lisa Pratt, biochimica alla Indiana University, Bloomington, nonché partecipante alla discussione sul tema, giovedì u.s.
La Pratt ha anche aggiunto che la ricerca si rende necessaria ai 7 siti dove è stata trovata ricorrente evidenza di acque liquide.
“È la nostra prima possibilità di vedere un ambiente su Marte che potrebbe consentire l'espressione di un processo biologico attivo, se nel presente c'è vita su Marte” ha detto.
(Reporting by Alex Dobuzinskis; Editing by Steve Gorman, Jerry Norton and Xavier Briand) / Fonte originale: news.yahoo.com / Traduzione a cura di: Cristina Bassi - thelivingspirits.net / Fonte: cafedehumanite.blogspot.com


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Trovata in Canada una cura per il cancro, ma le big pharma fanno finta di niente





Trovata in Canada una cura per il cancro

ma le big pharma fanno finta di niente



I ricercatori dell'Università di Alberta, a Edmonton, in Canada hanno trovato la cura per il cancro, la settimana scorsa, ma se ne parla pochissimo nei notiziari e alla TV.
È una tecnica semplice, si utilizza un farmaco molto semplice.
Il metodo impiega dicloroacetato, che è attualmente usato per trattare i disordini metabolici. Quindi, non vi è alcuna preoccupazione per gli effetti collaterali o gli effetti a lungo termine.
Questo farmaco non richiede un brevetto, per cui chiunque lo può utilizzare ampiamente ed è economico rispetto ai costosi farmaci antitumorali prodotti da grandi aziende farmaceutiche.

Gli scienziati canadesi hanno testato questo dicloroacetato (DCA) sulle cellule dell'uomo, ed ha ucciso le cellule del cancro dal polmone, mammella e cervello ed ha lasciato intatte quelle sane. È stato testato su topi con tumori gravi che si sono ridotti quando sono stati alimentati con acqua integrata con DCA. Il farmaco è ampiamente disponibile e la tecnica è facile da usare. Perché le case farmaceutiche più importanti non sono coinvolte? O i media non ne sono interessati?
Nel corpo umano c'è un elementa naturale che lotta contro il cancro: i mitocondri, ma hanno bisogno di essere “spinti” per essere abbastanza efficaci [i mitocondri sono organi contenuti in ogni cellula umana, con una struttura simile a quella dei batteri, e con un proprio DNA mitocondriale; la funzione principale del mitocondrio è quella di produrre energia - N.d.T.].

Gli scienziati hanno sempre pensato che i mitocondri venissero danneggiati dal cancro e quindi hanno pensato di concentrarsi sulla glicolisi che è meno efficace e più dispensiosa. I produttori di farmaci si sono concentrati solo su questo metodo della glicolisi per combattere il cancro. Questo DCA invece non si basa sulla glicolisi ma sui mitocondri, “innesca” i mitocondri che combattono le cellule tumorali.
L'effetto collaterale di questo è che viene anche riattivato un processo chiamato apoptosi. Vedete, i mitocondri contengono un fin troppo importante “pulsante di autodistruzione” che viene a mancare nelle cellule tumorali. Senza di esso, i tumori diventano più grandi e le cellule rifiutano di estinguersi.
I mitocondri pienamente funzionanti, grazie al DCA invece possono finalmente morire. Le aziende farmaceutiche non investono in questa ricerca perché il metodo DCA non può essere brevettato, senza un brevetto non possono fare soldi, come stanno facendo ora con le cure contro l'AIDS.
Dal momento che le case farmaceutiche non se ne interesseranno, altri laboratori indipendenti dovrebbero iniziare a produrre questo farmaco e fare ulteriori ricerche per confermare le conclusioni di cui sopra e produrre i farmaci.
La ricerca originale (vedi gli screenshot nel presente articolo) è disponibile sul dello stato di Alberta (Canada).
Traduzione dell'immagine:
Le cellule normali (blu) nel bel mezzo della crescita benigna sono affamate di ossigeno, ma possono sopravvivere con la glicolisi, un modo diverso di fare energia. Nel processo i mitocondri, che contengono il meccanismo di autodistruzione cellulare, si spengono. Questo rende le cellule “immortali” e cancerogene (rosso), così esse continuano a replicarsi e il tumore cresce.
La Glicolisi genera anche l'acido lattico che permette al cancro di mangiare cellule attraverso il tessuto, e formare tumori secondari in altre parti del corpo. Un farmaco chiamato dicloroacetato rimette in funzione i mitocondri nelle cellule tumorali (blu) in modo che esse fermino la glicolisi e inizino a produrre energia di nuovo dai mitocondri. Il meccanismo di autodistruzione è quindi attivato, e le cellule avvizziscono e muoiono (marrone).
Fonte originale: hubpages.com / Traduzione a cura di: Marica Esposito / Fonte: scienzamarcia.blogspot.com


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mercoledì 3 agosto 2011

Acque minerali, Sai davvero cosa stai bevendo


Acque minerali
Sai davvero cosa stai bevendo



Acque minerali: Sai davvero cosa stai bevendo? Quello che le etichette non dicono e le leggi permettono



Scritto da Stefano Pisani   


Roma - Berillio, manganese, alluminio, boro, arsenico e perfino uranio.
Le acque minerali che consumiamo ogni giorno contengono ben più degli elementi chimici che sono riportati nelle etichette.
Alcuni di questi elementi off-label non sono dei veri e propri toccasana per la salute.
Una ricerca ha analizzato il profilo chimico delle acque minerali più diffuse in Italia.
Guarda la tabella dei Risultati analisi chimiche acque minerali vendute in Italia
Confronta i risultati con la Tabella limiti concentrazioni acque minerali

Nonostante le numerose sorgenti di acque naturali sparse sul territorio che alimentano gli acquedotti, gli italiani sono infatti i maggiori consumatori di acque minerali del mondo. Ne compriamo 12miliardi di litri ogni anno, circa 200 litri ciascuno, e un italiano su 2 dichiara di bere solo acqua imbottigliata.
Fra il 2008 e il 2010, un gruppo di ricercatori italiani (Benedetto de Vivo, Annamaria Lima, Stefano Albanese, Lucia Giaccio dell’Università Federico II di Napoli, Domenico Cicchella dell’Università degli Studi del Sannio di Benevento, Enrico Dinelli dell’Università di Bologna, Paolo Valera dell’Università di Cagliari) ha partecipato a un progetto dell’Unione Europea mirante a conoscere lo stato delle acque sotterranee di tutta Europa per, fra le altre cose, poter legiferare opportunamente in modo da uniformare tutti i limiti a livello europeo.
I ricercatori, che hanno lavorato in collaborazione con scienziati dell’EuroGeoSurveys Geochemistry Export Group hanno raccolto 186 campioni provenienti da altrettante bottiglie di 158 marche di acque minerali italiane fra le più diffuse, e ne hanno analizzato il contenuto in termini di sostanze chimiche ritenute nocive.
Le ricerche del gruppo italiano sono confluite nel grande Atlante Europeo delle Acque Minerali (Geochemistry of European Bottled Water) presentato appunto dell’EuroGeoSurveys, che ha tracciato i profili chimici delle acque minerali di 38 diversi paesi europei.
Per quanto riguarda le sostanze chimiche riscontrate e ritenute dannose, si tratta di elementi che, naturalmente, sono nocivi alle dosi “sbagliate”. Dosi che sono stabilite dalle leggi, ma non sempre.
«Questo è uno dei primi problemi in cui si imbatte: i limiti di legge» spiega Paolo Valera. «In Italia non sono stati stabiliti limiti massimi alla concentrazione di alcune sostanze più che sospette come berillio, fosforo, molibdeno, tallio, uranio.
Una delle spiegazioni potrebbe essere che gli effetti tossici, a determinate concentrazioni, di queste sostanze sull’uomo sono ancora oggetto di studio. Ma è incomprensibile, ad esempio, perché non sia stata fissata una regola per l’uranio, che sappiamo chiaramente essere un elemento dannoso».
Le perplessità a proposito del DM 29/12/2003 sulle acque minerali nascono anche quando si vanno a confrontare i “tetti massimi” di concentrazione chimica che questo prescrive con quelli fissati dal decreto legislativo 31/2001 (sulle acque destinate al consumo umano).
Alcune sostanze hanno infatti limiti ben diversi, nei due casi. Il boro, ad esempio, è tollerato fino a 5000 microgrammi/litro nelle acque imbottigliate, mentre può essere presente solo fino a 1000 microgrammi/litro (5 volte di meno!) nell’acqua del rubinetto.
Lo stesso dicasi, per il manganese, ammesso fino alla concentrazione di 500 microgrammi/litro nelle acque minerali e tollerato invece solo fino a 50 microgrammi/litro nell’acqua del rubinetto. Come se il nostro corpo diventasse improvvisamente immune ai loro effetti nocivi semplicemente bevendo da una bottiglia.
«Non ha nessun senso logico che questi limiti siano diversi – continua Valera – non ce n’è motivo. Esistono dei limiti, quello è comprensibile, che sono a volte diversi fra Italia, Europa, Stati Uniti e valori guida dell’OMS. Per l’Italia, i diversi limiti imposti per acqua del rubinetto e acque minerali  andrebbero uniformati. Ma finora c’è stato un “difetto” nella scrittura di questi strumenti legislativi che ha portato a qualche problema. In ogni caso, io farei riferimento al limite dell’acqua del rubinetto».
Facciamo allora un po’ di nomi e cognomi.
L’esposizione all’alluminio, come dimostrano diversi studi epidemiologici è un fattore di rischio per la comparsa e la progressione del morbo di Alzheimer. E sia l’OMS che la legge italiana per le acque potabili fissa in 200 microgrammi/litro la concentrazione massima. Peccato però che questo limite non sia presente per la legislazione che regolamenta le acque minerali. E quindi l’Acqua di Nepi (237) e l’acqua Sandalia (267) sono nei limiti di legge, ma non in quelli di salute.
L’arsenico è un noto elemento cancerogeno (è associato a diversi tipi di cancro, come cancro alla pelle, polmoni, vescica, rene e altre malattie della pelle) e tutte le acque minerali campionate sono risultate al di sotto del tetto massimo di 10 microgrammi/litro.
Tuttavia, secondo gli scienziati, andrebbero monitorate quelle acque che hanno un valore superiore a 5, e cioè Acqua di Nepi, Frisia, Funte Fria, Vaia, Levissima, Orvieto, Sant’Anna di Vinadio e Candida.
Il caso del berillio è molto singolare. E’ classificato dall’EPA, l’agenzia per la protezione ambientale americana, come elemento cancerogeno di classe A – ossia provoca il cancro nell’uomo – ed è uno degli elementi più tossici della tavola periodica. La legislazione ambientale italiana se n’è accorta e se una falda acquifera presenta più di 4 microgrammi/litro (dato fissato proprio dall’EPA) si rende subito necessario un intervento di bonifica (anche se non è destinata al consumo umano). Ebbene, nelle tabelle che riportano i limiti per le acque minerali, non è prescritto nessun valore massimo. L’Acqua di Nepi fa registrare una concentrazione di 4,69 microgrammi/litro.
Anche sul boro vengono fuori cose abbastanza sorprendenti. In termini di legge, il valore guida dell’OMS fissa una concentrazione massima di 500 microgrammi/litro. Ma in Italia siamo dei supereroi: per le acque del rubinetto, la tolleranza è fissata a 1000 microgrammi/litro, e per le acque minerali arriviamo addirittura a 5000 microgrammi/litro. Nonostante il fatto che il boro sia un elemento potenzialmente pericoloso che alcuni test condotti su animali hanno dimostrato attaccare soprattutto l’apparato riproduttivo maschile. Le acque minerali nostrane sono tutti nei (larghi) limiti di legge, ma l’acqua Toka arriva oltre (1170) il limite fissato per l’acqua del rubinetto. Se invece ci riferiamo al valore massimo secondo l’OMS, allora i bocciati sono di più: l’acqua Ferrarelle arriva a una concentrazione di boro di 551 microgrammi/litro, la Fonte Chiara tocca i 536, la San Martino si attesta su 847, la Sandalia su 849, Uliveto su 548, Claudia su 738.
Il fluoro, in alte concentrazioni, può provocare fluorosi dentale e fluorosi scheletrica. Anche qui l’anomalìa legislativa tutta Italia fissa un tetto massimo di 1,5 milligrammi/litro nell’acqua di rubinetto ma di ben 5 milligrammi/litro nelle acque minerali. Rispetto a questo limite, solo la Sandalia è in difetto (7,93). Se invece guardiamo al valore 1,5 (che è anche quello fissato dalle linee guida dell’OMS) sono diverse le marche che lo superano: Acqua di Nepi (1,64), Acqua Claudia (1,52), Egeria (1,71), Santa Lucia (2,33).
Per quanto riguarda il manganese, che è un elemento essenziale per la sopravvivenza umana ma che in alte concentrazioni ha effetti tossici sulle vie respiratorie, sul cervello e sull’apparato riproduttivo maschile, il limite fissato per le acque di rubinetto è 50 microgrammi/litro, mentre per le acque minerali è dieci volte tanto (500). Ma c’è da dire, stavolta, che qui il valore guida dell’OMS è 400 microgrammi/litro. In Italia, comunque, si rientra abbondantemente nel limite dei 50, e solo l’acqua Santa Lucia tocca il valore di 124,5 microgrammi/litro.
Il sodio è uno dei macronutrienti più importanti dal punto di vista biologico. Una sua carenza provoca problemi di salute, ma anche un suo eccesso può causare i ben noti danni all’organismo, ad esempio ai vasi sanguigni. Tutte le acque minerali analizzate rientrano nei limiti di legge, anche perché questi limiti non sono stati fissati. Se invece guardiamo ai valori guida dell’OMS, che coincidono con i limiti di legge stabiliti (quelli sì) per le acque di rubinetto, 200 milligrammi/litro, sono molte le acque anche li superano. Dalla più alta concentrazione alla più bassa: San Martino (774), Sandalia (527), Toka (428) , Santa Lucia (293) e infine Sveva (222)
L’uranio, certamente tossico, nella legislazione italiana non ha limiti massimi di riferimento, né per le acque minerali né per le acque del rubinetto. Rifacendosi al valore guida di 15 microgrammi/litro dell’OMS, l’acqua Rocce Sarde raggiunge una concentrazione di 31 microgrammi/litro, dovuta all’ubicazione della sorgente in rocce granitoidi. Le altre marche sono ben al di sotto del valore di 15, anche se val la pena segnalare i valori di 11,85 dell’acqua Santa Lucia (acquistata in Sardegna) e di 10,95 dell’acqua Courmayeur comprata in Val d’Aosta.
L’azione tossica del vanadio è confinata al tratto respiratorio: sono frequenti bronchiti e broncopolmoniti fra i lavoratori esposti a composti del vanadio. In Italia è fissato un tetto massimo di concentrazione solo nelle acque del rubinetto, ed è di 50 microgrammi/litro, mentre per le acque minerali non è prevista alcuna limitazione. Se ci riferiamo a quella soglia, tutte le acque minerali sono al di sotto di quel valore, ma l’acqua Leggera della Basilicata tocca i 48.9 microgrammi/litro.
«Si tratta naturalmente di campioni prelevati dai supermercati, e in qualche caso in cui si superano i limiti ci sarebbe bisogno di approfondimenti, di ulteriori ricerche. Ma, purtroppo, ora come ora le varie politiche della ricerca messe in campo non ci permettono di procedere in questo senso. Non abbiamo sufficienti risorse e i blocchi delle assunzioni peggiorano di molto le cose. Anche le nostre strumentazioni in qualche caso sono obsolete.
I campioni li abbiamo fatti analizzare a Berlino, dal Servizio Geologico Tedesco, perché siamo riusciti ad arrivare a una intesa che ci ha accordato un finanziamento europeo che copriva le spese. L’EuroGeoSurveys ha trovato dunque le risorse che ci hanno permesso di inviare i nostri campioni e non pagare le analisi (che costerebbero ognuna intorno ai 200 euro). Ma, per esempio, le bottiglie le abbiamo comprate con soldi nostri e abbiamo fatto le spedizioni in Germania di tasca nostra. Se avessimo deciso di percorrere l’iter universitario, aspetta e spera…» ha concluso Valera.


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Una giornata di bosoni di Higgs



Una giornata di bosoni di Higgs

Una giornata di bosoni di Higgs

Nel caso ve lo foste perso, è bene che sappiate che ieri si è aperta a Grenoble la conferenza HEP2011 organizzata dall'EPS. Si tratta della più importante conferenza estiva del 2011 nel campo della fisica delle particelle, un po' come ICHEP l'anno scorso. Ed è ancora più importante, perché quest'anno gli esperimenti di LHC hanno avuto a disposizione 1 fb-1 di luminosità integrata a 7 TeV da analizzare. Se volete guardare di persona le trasparenze delle presentazioni, il programma completo è sul sito della conferenza, e le slide appaiono quasi in contemporanea con i talk.
Oggi è stata una delle giornate più attese: c'è stata infatti la sessione sulla ricerca del bosone di Higgs del Modello Standard, dove per una volta sono stati ATLAS e CMS a farla da padrone, e a mostrare che ormai la mano è passata da Tevatron a LHC. Ovviamente conoscevo bene i risultati di ATLAS - nell'ultima settimana abbiamo fatto le notti a forza di approvazioni e prove delle presentazioni - ma non potevo parlarne pubblicamente fino a che non fossero stati presentati.
Come scrivevo altrove, la ricerca del bosone di Higgs si fa in diversi canali di decadimento, alcuni più sensibili in certe regioni di massa possibile, altri in altre. Sia ATLAS che CMS seguono di fatto una strategia identica: per piccoli valori di massa del bosone di Higgs, tra i 110 e i 150 GeV, lo cerchiamo nel suo decadimento in due fotoni (Hγγ); nelle regioni di massa intermedia usiamo piuttosto i decadimenti coppie di bosoni W o Z. Siccome a loro volta i bosoni W e Z hanno diversi modi di decadere, alla fine ci ritroviamo con diversi stati finali possibili, anch'essi con una sensibilità diversa a seconda della massa dell'Higgs: tra 110 e 140 GeV possiamo dire parecchio con il decadimento HWWlνlν, dove la l sta per leptone, che può essere un elettrone o un muone; tra 200 e 600 GeV ci dice di più il decadimento HWWlνqq, dove la coppia di quark da origine a due spray di adroni che chiamiamo jet; analogamente, sempre tra 200 e 600 GeV c'è parecchio da scoprire guardando i decadimenti HZZllνν e HZZllqq; il decadimento più sensibile per la scoperta resta però HZZllll (in varie combinazioni di leptoni: 4 elettroni, o 2 elettroni e 2 muoni, o 4 muoni), che può dire molto per masse del bosone di Higgs variabili tra i 110 e i 600 GeV.
Ognuno di questi canali di decadimento rappresenta un'analisi a se stante, con il suo rumore di fondo particolare e le sue difficoltà tecniche. Alla fine, ognuno dei singoli risultati può essere combinato in un risultato generale dell'esperimento, che nel caso di ATLAS è sintetizzato da questo grafico:

Sull'asse orizzontale c'è la massa ipotetica del bosone di Higgs, mentre sull'asse verticale c'è un numero che misura quale frequenza di produzione e decadimento del bosone di Higgs siamo in grado di escludere per quel particolare valore di massa. Questo numero è misurato in multipli del tasso di produzione predetto dal Modello Standard: in sostanza, se escludiamo numero maggiori di 1, vuol dire che non abbiamo ancora dati a sufficienza per pronunciarci in maniera definitiva (escludiamo sono tassi di produzioni superiori a quelli predetti), mentre se la curva scende sotto l'1 possiamo dire con sicurezza (statistica) che non esiste un bosone di Higgs del Modello Standard con quella massa, altrimenti lo avremmo osservato. Noterete che in realtà ci sono due curve: una curva di esclusione attesa (ovvero predetta dalle simulazioni, tenendo in conto un ritmo di produzione medio sia dell'Higgs che del rumore di fondo), e una di esclusione osservata (cosa abbiamo visto nella realtà nei dati). Le due curve non devono necessariamente coincidere, perché essendo la produzione di una particella un processo statistico, potrebbe succedere fluttuazioni positive o negative (che sono misurate in termini di estimatori statistici dalle bande verdi e gialle). In sostanza, se la curva osservata è sotto la curva attesa, significa che il rumore di fondo osservato è stato un po' meno di quello atteso, cosa che ci permette di pronunciarci su un'esclusione prima del previsto. Se la curva osservata è sopra la curva attesa, potrebbero essere successe due cose: potremmo essere davanti a una fluttuazione positiva del fondo (dunque sfortunatamente più rumore della quantità media che ci aspettavamo), oppure a una nuova particella che sta facendo timidamente capolino tra i dati, non in modo che si possa dichiararne la scoperta, ma sufficientemente da modificare il grafico.
Come potete vedere, il primo scenario è vero per ATLAS per masse del bosone di Higgs tra 285 e 450 GeV: possiamo escluderne la presenza in un intervallo un po' più largo di quello previsto tra 320 e 460 GeV. Il secondo scenario è invece vero per la regione a bassa massa: ci aspettavamo di poter escludere masse tra 130 e 200 GeV, e invece possiamo farlo solo tra 155 e 190 GeV. Perché? Nel canale di decadimento HWWlνlν abbiamo osservato un eccesso di eventi, in più oltre al rumore di fondo previsto, sparpagliato su un largo intervallo; un eccesso più localizzato nel canale HZZllll è invece responsabile del picco nella curva intorno ai 240 GeV.
Possiamo trarre delle conclusioni? No, non ancora, se non che del bosone di Higgs non c'è ancora nessuna traccia significativa da nessuna parte. Solo un aumento della quantità dei dati potrà dirci se stiamo iniziano a vedere qualcosa, o si tratta solo di rumore di fondo che danza su e giù.
Naturalmente, vedere la stessa curva fatta da CMS potrebbe permetterci qualche considerazione aggiuntiva. È stata presentata oggi pomeriggio a Grenoble, ma le trasparenze non sono ancora disponibili, e io non sono laggiù di persona. Appena sarà pubblica ne riparliamo, promesso.

 http://networkedblogs.com/kJxSR?ref=nf
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