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giovedì 22 aprile 2010

Eruzione del Vulcano in Islanda

Eruzione del Vulcano in Islanda

L'eruzione del Vulcano in Islanda ha posto l'uomo davanti ai suoi limiti: quanti altri eventi ci dovranno essere per capire il rispetto verso la natura?



Era dal 1821 che il vulcano del ghiacciaio Eyjafjallajokull era “dormiente” e da giorni  si è risvegliato mettendo in allarme la zona sud dell'Islanda.
È da marzo che il vulcano sta eruttando polveri che stanno coprendo, anche se non sono visibili, i cieli d'europa; queste polveri, oltre a essere dannose per la salute, sono ritenute rschiose anche per gli aerei al punto da far decidere l'UE, prima ad imporre l'annullamento di gran parte dei voli da e per le zone interessate dalla nube, poi a dividere il cielo in zone.
Soluzione drastica e, sotto l'aspetto economico, dannosa, ma che però ha permesso di fare una valutazione più precisa della situazione e agire di conseguenza.

Rischi
I rischi dell'eruzione si possono dividere in tre tipi:
  1. Salute pubblica: Il maggior rischio è presente, sin dall'inizio, nelle zone adiacenti l'evento a causa delle polveri pesanti che, non essendo portate via dall'aria, tendono a ricadere nel breve periodo al suolo. Innanzi tutto va considerato la quantità di polveri immesse nell'aria e la loro possibile ricaduta sul terreno. La quantità, se elevata, e nelle vicinanze lo è, mette a rischio la salute in termini di vie respiratorie. La ricaduta di queste polveri causerebbe l'inquinamento del terreno perché entrerebbe nel circolo alimentare attraverso l'assorbimento da parte della vegetazione.
  2. Economia: si è parlato molto dei pericoli dei voli aerei e il conseguente disagio economico delle compagnie, si è parlato dell'eventualità che certi prodotti (esotici) non arriveranno sulle tavole degli italiani, poco o niente delle implicazioni sul commercio dei prodotti deperibili e il conseguente disagio economico dei produttori e commercianti di tali prodotti (agricoltura, allevamento, pesca). Il danno economico è sicuramente enorme da questo punto di vista per le mancate entrate, ma va anche valutata la perdita di prodotti destinati ai paesi poveri del pianeta.
  3. Clima: le polveri sono formate da particelle di sostanze pesanti e leggere che, o ricadono al suolo o andranno ad interagire con la stratosfera.
    • le particelle pesanti (polveri e ceneri), ricadendo al suolo, possono essere dannose perché verrebbero assorbite dalla vegetazione e entrerebbero nel circuito alimentare.
    • le particelle leggere, composte da vapore acqueo e gas, tra cui il più importante è l'anidride solforosa che viene convertita in triossido di zolfo o in solfati che, a contatto con il vapore acqueo, si trasformano facilmente in acido solforico. L'acido così generato si trova generalmente allo stato di vapore e condensa assieme al vapore acqueo dando vita a minuscole goccioline costituite per circa il 75% di acido solforico e per la restante parte d'acqua. La presenza delle goccioline di acido solforico nella nube vulcanica svolge un ruolo importantissimo: mentre infatti le parti solide più pesanti come  pulviscolo e cenere ricadono negli strati bassi atmosferici nel giro di poche settimane, le gocce di acido possono rimanere nella stratosfera anche per 2 o 3 anni. In tal modo si forma un velo di polvere che viene sospinto e sparpagliato dai venti in quota e, soprattutto, c'è la presenza di goccioline di acido che avvolge per mesi o anni una larga fascia della superficie terrestre.  
L'effetto principale della nube vulcanica nella stratosfera è quello di riflettere parte della radiazione solare incidente, provocando un lieve raffreddamento della parte più bassa dell'atmosfera e quindi anche della superficie terrestre.

Nube 
vulcano Islanda
Reazioni   
Le reazioni umane di fronte ad un simile evento sono state di stupore, ammirazione e rabbia.

Stupore perché lo spettacolo che la natura ci mostra durante l'evento è talmente inusuale da indurci a vederlo come manifestazione artistica della stessa.

Ammirazione perché di fronte a una tale potenza, l'uomo non può che prendere atto della forza insita nella natura di cui, egli in quanto uomo, è ancora al di là dal riuscire ad esprimere.

Rabbia perché appunto l'uomo è costretto ad ammettere il suo limitatissimo potere sugli eventi della natura. Eventi che, oltre a mettere in pericolo la sua esistenza, possono limitare le sue attività socio/economiche con grande dispendio di energie destinate ad altri interessi.

Impotenza della tecnologia
Il mondo tecnologico e la sua impotenza
Quando l'uomo periodicamente si trova ad affrontare eventi come questi emerge tutta la sua impotenza di fronte al pianeta.
Questi eventi ci ricordano che la tecnologia sviluppata dall'uomo, se da una parte ci rende più sicuri, dall'altra non ci ripara dalle manifestazioni “naturali” del pianeta.

Per quanto l'uomo cerchi i mezzi per “ricreare” l'ambiente a suo vantaggio (e qui bisognerebbe analizzare quanto siano “veramente” vantaggiosi, oggi come oggi, i suoi interventi), questo, essendo parte integrante di un sistema più ampio e in continua evoluzione, difficilmente sarà soggetto al “volere umano”.

La terra, come insieme di eventi – generalmente chiamati “natura” - nel suo costante evolversi, sviluppa un'interazione tra le varie componenti in modo tale che ogni evento implichi la modifica di fattori non visibilmente correlati ad esso modificandone anche l'equilibrio.

La tecnologia di per sé è utile in quanto ci permette di sviluppare modelli in grado di comprendere come l'evento si sviluppa ed evolve, ma non di modificarlo, e tantomeno di fermarlo. L'uomo può e deve capire il mondo in cui vive, senza però avere la pretesa di poterlo “ammaestrare”. Le modifiche apportate al pianeta come ad esempio agricoltura selvaggia, fiumi deviati e dighe, nel corso dei millenni hanno già sconvolto parte dell'equilibrio naturale.
Continuare su questa strada, ponendoci come “ri-creatori” del mondo, senza averne la conoscenza adatta (sempre che tale conoscenza ci sia possibile), significa continuare sulla strada del progresso senza sapere la giusta direzione da prendere, ovvero, continuare alla cieca, cioè prima faccio poi analizzo. Questo, pur essendo contrario ad ogni logica scientifica, rimane, purtroppo, il metodo più usato, anche perché la ricerca è soggetta all'economia.

Rispetto della natura
Conclusione
Periodicamente ci si chiede se è o non è possibile arrivare ad una conoscenza tale che ci permetta di affrontare gli eventi in modi più razionali senza cadere costantemente nel dramma.
La cenere vulcanica – così come i terremoti, le alluvioni ma anche il semplice crollo di un edificio perché costruito in zone non idonee – è lì a ricordarci che l'uomo è ospite più che padrone del pianeta, e tale rimarrà finché non avrà sviluppato la conoscenza necessaria.

Essere ospiti, nelle culture umane, non indica una posizione di privilegio ma, caso mai, una posizione di rispetto nei confronti dell'ospitante; applicare questo semplice concetto aiuterebbe molto nello studio della natura. Studio che deve servire a capire e non a distruggere al solo scopo di trarne vantaggi nell'immediato.
È ovvio che l'uomo opera a proprio vantaggio, non lo è se il vantaggio iniziale diventa, nel periodo lungo, uno svantaggio che si traduce, non solo in termini economici, ma anche in conoscenza, ovvero sopravvivenza.

Che l'uomo sia stato creato o si sia evoluto all'interno della natura, non implica che possa un giorno arrivare alla conoscenza del creatore o della natura che l'ha generato: anche in questo siamo ancora ben lontani dalla conoscenza adatta.


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2 commenti:

  1. Bè, questo argomento è davvero molto interessante, anche se è un problema catastrofico. E' come se la natura si sta ribellando a noi. Forse perkè per tutti questi anni, abbiamo sfruttato in mal modo la natura ed adesso sta cercando di fare lo stesso a noi. E' davvero incredibile. Spero tanto che questo problema possa risolversi il più presto possibile. Grazie e arrivederci!

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  2. SE L'UOMO NON CAPISCE , LA NATURA CI FARA VEDERE LA SUA FORZA ,,,,,,,,,,,

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